I muri della vergogna
di Alessandra De Luca
Celebrata eppure trascurata, ammirata eppure ferita, la bellezza proclamata della Garbatella, con le sue case pastellate d’arancio e di ocra, assorte solo nel silenzio notturno, appare sempre sul punto di farsi sopraffare dal suo aspetto più oscuro e incoffessabile, quello che ci restituisce l’immagine di un quartiere umiliato dal deposito di rifiuti e di escrementi di animali, deturpato da scritte su muri e cancellate, maleodorante persino nelle aree più frequentate, abbandonato alle soste selvagge di auto e motorini. …..
I muri della vergogna
di Alessandra De Luca
Celebrata eppure trascurata, ammirata eppure ferita, la bellezza proclamata della Garbatella, con le sue case pastellate d’arancio e di ocra, assorte solo nel silenzio notturno, appare sempre sul punto di farsi sopraffare dal suo aspetto più oscuro e incoffessabile, quello che ci restituisce l’immagine di un quartiere umiliato dal deposito di rifiuti e di escrementi di animali, deturpato da scritte su muri e cancellate, maleodorante persino nelle aree più frequentate, abbandonato alle soste selvagge di auto e motorini.
Un quartiere dove allarmante è la consuetudine di alcuni al disprezzo delle regole, alle violazioni dei diritti di convivenza cittadina e all’indifferenza per i beni comuni.
Particolarmente intollerabile è il fenomeno delle scritte selvagge, non solo in questo quartiere, ma in tutta la città. Sono tantissimi gli scriventi che ai tradizionali supporti cartacei preferiscono lasciare traccia di sé sui muri: razzisti, innamorati, tifosi e militanti di ogni schieramento. Tutti accomunati dalla stessa pulsione originaria e irrefrenabile, quella di esorcizzare la solitudine e riaffermare la propria esistenza troppo svalorizzata dal contesto urbano. L’accalcarsi di dichiarazioni di odio, amore e passione su monumenti, vetrine, marciapiedi e persino su cartelli segnaletici, ha portato la città a forme di degrado così insopportabili da costringere il Comune di Roma a correre ai ripari. Il sindaco Veltroni, particolarmente sensibile ai problemi di decoro urbano, ha puntato su una campagna di sensibilizzazione avente come obiettivo primario quello di responsabilizzare i cittadini, informare, educare al senso civico e di appartenenza, e punire severamente chi trasgredisce. Partendo dall’idea che “è meglio educarli da piccoli”, il sindaco cerca di affrontare quest’impresa rivolgendosi direttamente ai bambini.
A loro scrive una coloratissima lettera che fa recapitare sui banchi il primo giorno di scuola. In questa Veltroni lancia un appello a tutti i bambini a non sporcare la città, a mantenerla come una cosa delicata e preziosa e li coinvolge in un lavoro di squadra con il Comune nel tentativo di trasmettere il corretto comportamento agli adulti, quelli che per distrazione, maleducazione o trascuratezza non si curano troppo dell’ambiente. I bambini, dunque, sono i più importanti soggetti attivi e responsabili della comunità civile, e da questi si è inteso partire per una forte azione culturale volta a favorire la riqualificazione dei quartieri di tutta la città. Accrescere la coscienza civile e l’interesse dei cittadini è un’impresa, senza alcun dubbio, irta di difficoltà, ma potrebbe sembrare meno impossibile se solo si riuscisse a scalfire, una volta per tutte, l’accezione dello spazio pubblico come “terra di nessuno” e a sostituirla con quella di “estensione ideale della propria casa”. Sovente su giornali e riviste si insiste sul mito del vivere in armonia, si danno suggerimenti su come rendere sempre accoglienti gli ambienti, come ricercare il relax ed il silenzio rigenerante, di quali colori attorniarsi o che tipo di illuminazione adottare. Basterebbe riuscire a stimolare questo stesso amore per i dettagli, questa stessa attitudine alla ricerca della forma del piacere anche all’esterno, a ciò che è fuori le pareti domestiche, alle strade, alle piazze ai giardini, agli spazi in cui le persone si incontrano, scambiano opinioni e condividono passioni ed esperienze. La casa, quella che accoglie e restituisce il piacere di vivere, diventa il proprio quartiere, la propria città.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 1 – Ottobre 2004
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