A Roma 150mila persone al giorno pedalano su due ruote. Piste ciclabili possibili anche da noi.
Un grave problema la sicurezza in città di ciclisti e pedoni
Garbatella in bicicletta?
Anche da noi è auspicabile
di Fabrizio Caristi
La vita dei ciclisti urbani, in una città come Roma, è tutt’altro che facile: per il traffico e per gli inevitabili pericoli che ne conseguono, che portano il tasso di mortalità in sella alle due ruote al 3,46%.
Altre ragioni vanno ricercate invece nella scarsa sicurezza delle piste ciclabili: segnaletica inesistente, fondo stradale dissestato, presenza di rifiuti e detriti, pericolosi attraversamenti su strada. Gli utenti abituali della bicicletta hanno raggiunto quota 150 mila. Mentre 300 mila persone, il 12% dei residenti (esclusi fuorisede, turisti ed extracomunitari), usano …..
A Roma 150mila persone al giorno pedalano su due ruote. Piste ciclabili possibili anche da noi.
Un grave problema la sicurezza in città di ciclisti e pedoni
Garbatella in bicicletta?
Anche da noi è auspicabile
di Fabrizio Caristi
La vita dei ciclisti urbani, in una città come Roma, è tutt’altro che facile: per il traffico e per gli inevitabili pericoli che ne conseguono, che portano il tasso di mortalità in sella alle due ruote al 3,46%.
Altre ragioni vanno ricercate invece nella scarsa sicurezza delle piste ciclabili: segnaletica inesistente, fondo stradale dissestato, presenza di rifiuti e detriti, pericolosi attraversamenti su strada. Gli utenti abituali della bicicletta hanno raggiunto quota 150 mila. Mentre 300 mila persone, il 12% dei residenti (esclusi fuorisede, turisti ed extracomunitari), usano occasionalmente la bici. Un incremento, stimato dal comune di Roma, del 50 per cento rispetto a 5 anni fa.
Per le piste i dati ufficiali del Campidoglio parlano di 136 chilometri di percorsi ciclabili e di 122 corridoi nel verde (nel 2007 erano 105 e 110, con un aumento da allora di circa il 20%). A queste andranno aggiunti gli oltre 11 chilometri delle quattro piste in fase di realizzazione: Torrino-Fermata metro Eur, Via Togliatti-Cervelletta, Tor de’ Cenci e Monte Ciocci-Valle Aurelia. E il numero aumenterà con i 19 chilometri della pista ciclabile della Roma-Fiumicino e della Nomentana, i cui progetti sono esecutivi.
Il nostro quartiere è lambito da due importanti dorsali ciclabili, quella del Tevere e quella della Cristoforo Colombo. Purtroppo però, la via di congiunzione tra queste due importanti arterie.non è stata completata.
Solo alla fine, la ciclabile del Circo Massimo, derivazione di quella della Cristoforo Colombo, confluisce nella dorsale del Tevere. Garbatella. La limitrofa San Paolo ha in inaugurazione un ponte, il ponte della scienza: sarà un ponte ciclo-pedonale che unirà il Lungotevere Vittorio Gassman, all’altezza del teatro India, con la zona del Gazometro in prossimità della Via Ostiense.
Mentre nel mese di giugno è stato inaugurato quello che unisce la Circonvallazione Ostiense alla Via Ostiense, un ponte a scorrimento veloce di sei corsie, due marciapiedi e una pista ciclabile che non collega la Circonvallazione Ostiense alla Colombo.
Andare in bicicletta di questi tempi significa in primo luogo dover far i conti con una serie di problematiche, a cominciare dalla sicurezza. Le bici sono spesso costrette a compiere funambolici slalom fra le buche presenti sull’asfalto disastrato, prima di dribblare l’arroganza dei veicoli che sfrecciano noncuranti della loro presenza.
Il problema della sicurezza di chi pedala è riconducibile anche ad una questione sociale: solo 10 anni fa, quando un automobilista commetteva un errore, alzava la mano in segno di scusa; oggi invece la alza per mandare a quel paese. Sappiano tutti quello che succede se le auto vengono fermate per un quarto d’ora a causa di una gara podistica: i clacson impazziscono.
A New York, la maratona blocca la città per un giorno intero e la gente applaude.
Del resto quante domande ci sono sul rispetto per i ciclisti nel test per la patente? …
La campagna sulla sicurezza stradale dei ciclisti lanciata dal quotidiano inglese Times, cui anche FIAB ha aderito, sta suscitando molto interesse anche da parte dei media.
Speriamo sia un punto di svolta senza ritorno per un rilancio non più rinviabile dell’attenzione della politica che, su questi temi, dimostra da decenni una totale inerzia, salvo rare eccezioni.
Qualcuno, rendendo il casco obbligatorio ai ciclisti, probabilmente pensa di mettersi in pace con la coscienza, cercando un alibi per rinviare la soluzione del problema, che dovrebbe essere quella di rendere sicura la mobilità limitando l’uso delle auto e lo spazio ad esse riservato, dedicando una specifica attenzione alla manutenzione delle strade e alla qualità degli interventi, e controllando la velocità e la sosta dei veicoli, secondo il principio per cui “è il mezzo più grande che deve aver cura del più piccolo”, e non viceversa.
La sicurezza di chi pedala deve passare attraverso una presa di coscienza del problema e una rigorosa educazione civica e stradale imposta sia ai ciclisti che agli automobilisti.
Ma, in attesa di un processo formativo che deve essere ancora avviato, bisogna trovare delle soluzioni alternative, pratiche e immediate. Le piste ciclabili sono una prima risposta, ma spesso sorgono isolate, non inserite in un contesto, avulse da quello che dovrebbe essere un piano per la mobilità sostenibile. Ancora troppo spesso le ciclabili nelle nostre città sono pensate come “decoro urbano” e non come percorsi per una viabilità alternativa. Nei paesi del Nord Europa, a dispetto del clima, esistono centinaia di chilometri di strade riservate alle biciclette. Tragitti pensati per una mobilità alternativa, sia in città che fuori, che sono anche diventati una grande attrazione turistica.
Strade realizzate a basso costo e impatto ambientale, finanziate spesso con i Fondi Europei, gli stessi fondi che troppo spesso le nostre amministrazioni locali restituiscono alla UE per inutilizzo, o che utilizzano in inutili
opere fini a se stesse.
Negli ultimi 10 anni nei paesi dell’unione europea i numero dei morti per incidenti stradali è diminuito, però a fronte di una diminuzione del numero degli automobilisti e dei motociclisti. Invece il numero dei morti in bicicletta è rimasto sostanzialmente uguale. Questo significa che gli interventi sono stati efficaci su autostrade e strade extraurbane, ma non lo sono stati altrettanto su quelle urbane, che sono le più pericolose
d’Europa: 8 morti su 10 sono pedoni o ciclisti. Sulle strade italiane, sono morti negli ultimi 10 anni 2.556 ciclisti.
Oggi secondo uno studio di DAS, compagnia del gruppo Generali, “ogni giorno in Italia 38 ciclisti rimangono coinvolti in incidenti stradali”.
Sul totale delle vittime della strada, il 50% sono pedoni o ciclisti.
A Roma la percentuale di decessi di pedoni o ciclisti coinvolti in un incidente raggiunge quasi il doppio rispetto alla media italiana: il 28% rispetto al 15%”.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 9 – Luglio 2012





