Da Via delle Sette Chiese al Metropolitan di New York

Incontro con il Maestro Franco Zaniol, tenore di fama internazionale

Da Via delle Sette Chiese al Metropolitan di New York

di Carolina Zincone

Appuntamento al Bar del Cappuccino di Piazza Augusto Albini, qui alla Garbatella. Ore 16,30. Spacco il minuto, ma quel signore elegante che legge il giornale seduto al tavolino è arrivato prima di me. Mi presento, si presenta: come “un grande di questo quartiere”. Io non so bene da dove cominciare, anche perché di musica lirica ci capisco poco, mi accingo per la prima volta ad utilizzare un telefono come registratore e nel bar la musica è alta. Per fortuna ha pensato a tutto lui, Franco Zaniol, tenore di fama internazionale nato in Via delle Sette Chiese.
Appena tornato da una delle continue tournée che lo vedono spaziare dall’Australia agli Stati Uniti passando per il Giappone, ha trovato il tempo di mettere insieme un bel pò di materiale sulla sua brillante carriera, affinché io potessi attingere liberamente.
Sembra un uomo soddisfatto, ma si sente, nei suoi racconti, un po’ di rammarico: per aver fatto tanto per tante persone sparse per il mondo, ma non abbastanza forse, per il suo popolo, quello della Garbatella.
Il nostro è un quartiere che può vantare personaggi importanti, peccato che in un certo senso se li sia fatti sfuggire.
Da piccolo, Franco si guadagnava la paghetta dando una mano al papà, che nel 1926 era diventato il primo barbiere della Garbatella. Ma non passò molto tempo prima che, da studente del Conservatorio allievo di Mario Del Monaco, cominciasse a vincere borse di studio che lo portarono lontano da qui. Nel 1973, solo uno su cento poté andare alla Scala a studiare col Maestro Pastorino, e quell’uno fu Franco Zaniol. Per risparmiare faceva il pendolare da Lissone, e per arrotondare lavorava come commesso in un negozio di abbigliamento chic chiamato Le Diable (Il diavolo!). L’anno dopo ci
fu il premio RAI “Nati per la lirica”.
Ma la vera svolta avvenne nel ’76, quando vinse il Concorso Internazionale Verdi al Teatro di Parma. Purtroppo, proprio quando sembrava che non potesse fermarlo più nessuno e a pochi giorni da un importante appuntamento con il Metropolitan di New York, Zaniol ebbe un brutto incidente stradale.
Così brutto che, a causa del trauma, per un anno e mezzo perse la parola, la sua voce. E se non fosse stato per l’insistenza della famiglia, la storia di un grande tenore si sarebbe conclusa così, con Franco Zaniol che non voleva più cantare. maestro-zeniol
Invece riprese, e come. Zaniol ricorda tutto e ci tiene a fare i nomi di tutti i Maestri con cui ha lavorato o che ha avuto l’onore di sostituire, come José Carreras e Pavarotti, che per via di un’influenza dovette cedergli i panni del Duca di Mantova nel Rigoletto. Parla dei palcoscenici che ha calpestato, dei premi che ha vinto, di quei lunghi 12 minuti d’applauso che si conquistò con il duetto di Otello.
Ci tiene, soprattutto, a parlare del lavoro di beneficienza, che, dopo grandi prestazioni in Italia – dove ancora si ricordano il concerto lirico del 1995 al Centro culturale Aldo Moro di Cordenons per il reparto di ginecologia oncologica di Aviano e quello con Katia Ricciarelli per la Fondazione anti-leucemia, ma anche la sua partecipazione a Telethon 2001 – adesso svolge soprattutto all’estero.
“Perché qui in Italia, diciamoci la verità, di cultura ce n’è poca. E alla Garbatella pochissima”, afferma con rammarico il Maestro, che pure continua a chiamare il nostro quartiere la “piccola Parigi”.
E’ perché qui da noi in cultura si investe poco che lui ormai sta più in Canada che in Italia. Si legge di Zaniol su “Il cittadino canadese” – il giornale  italiano primo in Québec e in Canada: del tenore romano che ha deciso di dedicare la sua carriera a “migliorare l’immagine dell’Italia nel mondo”, cantando. Per questo nel 2002 Zaniol volle incontrare il Ministro per gli italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, al quale parlò dei suoi progetti per aiutare la comunità italiana in Canada e da cui ricevette utili patrocini. Ma è qui alla Garbatella che Zaniol vorrebbe farsi (ri)conoscere, è qui che i vecchietti di sempre lo fermano per strada per chiedergli di poter riascoltare la sua bella voce prima che sia troppo tardi.
E’ qui che ha cantato, a Santa Galla, dove le persone stavano pure fuori per quanto era piena la sala, e al Palladium, nel 2000. Ma sono passati 12 anni. E se n’è dovuto andare lo storico farmacista di Via Fincati, Fabio Fabi, perché il tenore fosse invitato a cantare una messa solenne nella Chiesa di San Francesco Saverio, tre settimane fa.
Quanto bisogno ci sarebbe, invece, qui da noi, di bei concerti e di una bella scuola di canto. Una scuola capace di far cantare, insieme, i giovani e gli anziani, i vecchi e i bambini.
E’ il 4 dicembre, il nostro Presidente del Consiglio, su invito del Ministro Riccardi, ha appena celebrato la conclusione dell’ “Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni”. Per farlo, si è felicitato con vecchie glorie dello spettacolo italiano come Gina Lollobrigida e Pippo Baudo, ai quali non piace affatto essere definiti vecchi ma che rivendicano il fatto di essere molto attivi. Da ogni parte, si è insistito sull’importanza che siano abbattute le barriere tra le generazioni, che siano sfatati i miti per cui gli anziani tolgono il lavoro ai giovani.
Entrambi hanno il diritto di vivere una vita dignitosa, di essere rallegrati da una romanza. Lasciamo stare tutto quel Brecht che ci viene propinato e che né i nostri ragazzi né gli anziani dei lotti, giustamente, vanno a vedere! – dice Zaniol. Chissà per quanti anni ancora girerà il mondo lui, altro che invecchiamento attivo, il suo! La speranza è che a casa nostra, qui alla Garbatella, torni presto con un programma, con una delle tante idee che gli frullano per la mente e che lui, in realtà, ha sempre pensato per la sua gente.

 Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 9 – Dicembre 2012

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