“Com’era il gioco del calcio al lotto 9”

Lettera: un ricordo dei primi anni Sessanta

Al lotto 9 si gioca al calcio, quello vero! Pari o dispari e i due capitani scelgono i componenti delle due squadre, prima i fenomeni e poi i più scarsi, i più agguerriti, pronti a dare l’anima per smentire la dura realtà. Se il numero dei giocatori è dispari si materializza, alla fine dalla conta, il fatidico e crudele “scarto o palla e porta”, dove lo scarto è, senza ombra di dubbio, il peggio che più peggio non si può ed al quale si opta, quasi sempre, per il calcio d’inizio e porta controsole. Il campo è di terra battuta ed il polverone non ha nulla da invidiare ai campi di battaglia delle legioni romane alla conquista dei territori del nord, coprendo mischie, contrasti e  improbabili finezze. In pratica da fuori non si vede niente.

Dietro una delle porte (del campo di calcio) ci sono le finestre (degli appartamenti seminterrati) che d’estate sono spalancate ed accolgono, ospitali, palloni di tiracci, rimpalli o rinvii affannati. Il recupero del pallone all’interno del salotto buono è opera d’arte; si entra, si recupera il pallone, si esce nel silenzio più assoluto, con tutti gli altri a guardare da fuori, senza che la signora, occupata in cucina dal sugo, non si accorga di nulla. Di solito chi è incaricato al recupero del pallone è forte pure a rubbà.

Naturalmente nei lotti della Garbatella è assolutamente proibito il giuoco del pallone. Lo sanno tutti compreso er Sor Paolo, storico portiere integerrimo, in divisa, del lotto 9 che è autorizzato al sequestro del pallone come se fosse un’arma del delitto di un episodio di Nero Wolfe. Pallone sequestrato uguale partita finita. Vale il punteggio al momento del sequestro, chi perde ce deve stà. Tutti a casa, sciacquata al volo, cerotti ai ginocchi, pettinata e panino per recuperare forza ed energia da utilizzare per la prossima impresa.

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