Ci ha lasciato per sempre Silvio Fraschetti. Una vita nel cinema come direttore alla fotografia.

Avrebbe compiuto 100 anni ma non ce l’ha fatta. Così Silvio Fraschetti se ne è andato per sempre lasciando dietro di sé il ricordo di una vita passata nel mondo del cinema prima come operatore e poi come direttore alla fotografia. Era figlio d’arte, infatti, suo padre Cesareoperò come macchinista di scena già all’epoca del cinema muto e prese parte nel 1959 alla realizzazione di “Ben Hur”, primo kolossal della Metro Goldwyn Mayer.

Chi era Silvio Fraschetti? Era nato nel lontano 1922 a via Labicana, ma presto con la famiglia si trasferì alla Garbatella dove rimase tutta la vita.Nel 1943 esordisce come assistente operatore in “Macario contro Zagomar”, una commedia fanta-poliziesca, regìa di Giorgio Ferroni. Lavora con tantissimi attori e attrici di primo piano. Nel 1952 può osservare da vicino il temperamento sulla scena di Anna Magnani nella pellicola nazional-popolare “Camicie Rosse” di Goffredo Alessandrini, sulla fuga attraverso l’Italia di Giuseppe Garibaldi (Raf Vallone) e Anita, dopo la caduta della Repubblica romana. A cavallo degli anni Settanta e Ottanta il regista Alfonso Brescia lo volle con lui come direttore della fotografia in film come: Zappatore, Carcerato, Lo scugnizzo, Big mamma, che ebbero come protagonista il re della sceneggiata napoletana Mario Merola.Poi lavorò a pellicole più leggere con il regista Mariano Laurenti: Pop corn e patatine (1985)e Pierino torna a scuola (1990) e con Romano Scandariato in Quel ragazzo della curva B, il musicarello che lanciò il cantante partenopeo Nino D’Angelo.  Ma l’esperienza lavorativa di cui parlava sempre volentieri e che lo consacrò come direttore della fotografia fu il lungometraggio sulla storia del generale Dalla Chiesa, “Cento giorni a Palermo” (1984), diretto da Giuseppe Ferrara, alla cui realizzazione ha contribuito, come sceneggiatore e assistente alla regìa Giuseppe Tornatore. Domani alle 11,30 saluteremo Silvio per l’ultima volta alla Villetta, in via Passino, 26.

Di Gianni Rivolta

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