C’è una parola greca che riassume il concetto dell’ospitalità e dei rapporti tra ospite e ospitante che nell’antica civiltà ellenica costituiva un aspetto sacro di grande rilievo. Questa parola è xenìa ed è stata scelta come nome del procedimento giudiziario che vede tra gli imputati Domenico (Mimmo) Lucano.
Davanti ad una numerosa platea, al centro sociale La Strada, è stato presentato il libro Processo alla solidarietà. La Giustizia e il caso Riace, di Castelvecchi Editore a cura di Giovanna Procacci, Domenico Rizzuti, Fulvio Vassallo Paleologo. Un evento che ha lo scopo anche di raccogliere fondi per sostenere il Villaggio Globale di Riace; un esperimento che ha ripopolato il borgo, con l’affidamento delle case abbandonate dagli italiani migrati in Argentina, a nuove persone provenienti da altre nazioni, affiancati a processi di integrazione e servizi specifici. Un modello di paese che ha suscitato anche la curiosità di molti artisti come Vinicio Capossela o Wim Wenders che hanno fatto di Riace il set di videoclip, film e cortometraggi.
Un testo nato dopo il recente ricorso in appello conseguente alla sentenza del tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di reclusione, comminata in primo grado a Mimmo Lucano, per dimostrare che quello all’ex sindaco di Riace è un processo politico mirato ad affondare un modello di accoglienza funzionante e replicabile.

Gli interventi
A gennaio 2019 il presidente municipale Amedeo Ciaccheri concesse provocatoriamente la cittadinanza onoraria dell’Ottavo Municipio a Mimmo Lucano, un gesto che provocò l’ira dell’allora sindaca di Roma Virginia Raggi. Oggi Ciaccheri, in apertura della presentazione, rilancia la sua proposta convinto che con la nuova Giunta Comunale possa realmente far ottenere un riconoscimento a Lucano e a tutta Riace.
Ha fatto seguito l’intervento di Domenico Rizzuti, uno degli autori del libro, che ha riepilogato le accuse che sono state inflitte all’ex sindaco, spiegando l’insensatezza e la carenza di prove che esse si trascinano. Un altro argomento trattato durante la presentazione è quello dell’aspetto semantico legato al concetto di accoglienza, esposto da Lucrezia Fortuna. Il libro pone l’accento sull’importanza del linguaggio, partendo proprio da xenìa, ossia la legge dell’ospite che oggi invece è utilizzata per criminalizzare e per condannare questa ospitalità.
Anche il recente decreto Cutro, varato dal governo Meloni, è un paradosso: la spiaggia che è stata teatro di una strage con oltre cento morti, oggi porta il nome di una legge che attacca i diritti delle persone migranti e porta avanti politiche discriminatorie e securitarie in cui le vittime diventano colpevoli.
La storia delle vicende che hanno coinvolto Riace in questi ultimi anni, sono state raccontate anche nel podcast “Rifarei tutto” della giornalista de Il Sole 24 Ore, Donata Marrazzo, che per l’occasione ha fatto ascoltare ai presenti alcuni spezzoni del suo lavoro.

Le parole di Mimmo Lucano
In chiusura è intervenuto Mimmo Lucano, che ha raccontato parte dei suoi quattordici anni da sindaco, in cui il paesino di Riace è rinato. Quello che era un posto ormai abbandonato, durante i suoi tre mandati, ha visto riaprire molte delle case vuote del centro storico, la scuola, l’ambulatorio medico, il forno e la mensa sociale.
Ha avviato progetti di integrazione, dal frantoio alla fattoria didattica, dalle botteghe e lo sviluppo di una moneta complementare, fino al turismo solidale un modello di crescita sostenibile del terzo settore con un impatto ambientale pari allo zero, oltre all’allontanamento delle organizzazioni della ‘ndrangheta che nella Locride sono ben radicate.
Lucano ha raccontato di come lo Ionio, da quando l’uomo ha imparato a navigare, è terra di sbarchi, di migrazioni e di contaminazioni, e di come lui fin da giovane per senso di umanità si è ritrovato a soccorrere persone in mare. Infine, ha ribadito la sua innocenza di fronte a delle accuse enormi, nate in un contesto politico in cui l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini cercava consensi in vista delle elezioni e di come la sua storia ha suscitato scalpore in tutti i media del mondo e dal Papa che lo ha ringraziato più volte per il lavoro svolto.

I procedimenti giudiziari
Nell’ottobre 2017 Domenico Lucano, da sempre incensurato, è iscritto tra gli indagati dalla Procura di Locri in merito alla gestione del sistema dell’accoglienza dei migranti: i reati contestati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione Europea, concussione e abuso d’ufficio.
Dopo un periodo di arresti domiciliari e del divieto di dimora a Riace, il 30 settembre 2021 il Tribunale di Locri lo condanna in primo grado alla pena di 13 anni e 2 mesi di reclusione per i reati di truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio, appesantiti dall’aver “costituito un’associazione per delinquere che aveva lo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti contro la Pubblica Amministrazione“.
Le motivazioni della sentenza, uscite poco dopo recitano “Lucano, da dominus indiscusso del sodalizio, ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica” ma anche lo descrivono come un “encomiabile tentativo di integrazione dei nuovi arrivati“.
Il 28 giugno 2023, Mimmo Lucano affronterà il secondo grado del processo nato per affossare il modello Riace. Lui si ritiene innocente e ripete coraggioso le parole “Rifarei tutto!”





