A.S.T.R.O. – Una Storia di calcio di 50 anni fa

A.S.T.R.O. – Una Storia di calcio di 50 anni fa

La lettera che ci scrive Salvatore Reitano è un regalo straordinario, pieno d’affetto verso il calcio d’una volta e di buona memoria per la Garbatella di cinquanta anni fa. E’ un messaggio che viene da Atri in terra d’Abruzzo, luogo dove Salvatore è “migrato” tanto tempo fa e dove attualmente risiede. Atri è una stupenda cittadina del teramano piena d’arte e di storia, immersa in uno scenario disegnato da calanchi rugosi e dolci colline generose di buon vino. Anche per questo, per le sue affinità con il nostro “aprico quartiere”, fa ancora più piacere ricevere un racconto partito al di là degli Appennini e capace di rievocare le stagioni felici di quell’incredibile squadra che fu l’ASTRO.
Risalgono forse ad un paginone del dicembre 1950, dedicato dal Corriere dello Sport alla Garbatella, i primi squilli di notorietà della società nata in Chiesoletta e arrivata in pochi anni a sfiorare la promozione in serie C. Nelle formazioni riportate dal quotidiano brillano i nomi di Cometto, Ricci, Costantino, Barbanti oltre ai giovanissimi Francalancia, Fabbri, Diacci, Acciari e Mandrè e tanti altri. Nel mio libro Fuori i secondi, come giustamente nota Salvatore, ho raccontato solo una frazione di quell’esperienza eccezionale, incitato soprattutto dalla narrazione dell’allenatore Fernando Barbanti, figlio di Edoardo maestro di boxe. Barbanti, incontrandomi, m’aveva dato una foto della squadra del campionato ’54, quella “protetta” dallo sguardo tosto di Alvaro Nuvoloni, e m’aveva appunto regalato le gesta di Lupi detto Picchiola, di Fabbri “er Cicala”, di “kid” Desidera e di Diacci “gungadin” assieme all’esaltazione dei dribbling di Provenzani “il migliore di tutti -secondo l’allenatore- capace di farsi tutto il campo in slalom e d’entrare dentro con tutto il pallone”.
Una fetta importante di quella storia m’è tornata da poco in mente rileggendo appunti scritti da Padre Guido che in uno dei suoi quaderni d’autore era capace anche di carezzare quegli anni del dopoguerra, difficili e aspri, con note piene di ironia e vitalità. “Era stato Padre Melani -scrive nel suo In Chiesoletta- sempre originale quando si tratta di interpretare qualcosa di San Filippo a trovare un nome adatto per il nascente gruppo sportivo dell’Oratorio. Associazione Sportiva tra Ragazzi dell’Oratorio cioè A.S.T.R.O. con la stella a otto punte di San Filippo sul gagliardetto verde. La cosa piaceva e la bandiera venne inaugurata al campo San Paolo ma i nemici, con la tipica sboccata prontezza romanesca, con un bell’accento sull’ultima vocale, espressero subito il loro pensiero. Da allora la cosa ogni tanto raffiora. In una finale di cartello il dirigente Mustafà organizzò il coro dei sostenitori dell’Under. Metà ritmava Astro con l’accento sulla O e metà aggiungeva ‘Nzi. L’effetto era notevole e alle mie rimostranze mi sentii rispondere: ‘mbè che male famo? Mo’ manco se po’ dì ‘nzì?’. Un ‘vai fuori dall’Oratorio’ concluse la faccenda”.
A tutta questa carrellata di nomi e di fatti, di imprese agonistiche o di squarci di vita cresciuta sul campetto storto della Chiesoletta, ora si aggiunge la memoria di Salvatore Reitano. La sua lettera arriva a completare il racconto e, come già detto, è un regalo prezioso. Pubblicarla è un onore così come ricevere da lui le sue buone intenzioni e i suoi progetti.
Salvatore infatti coltiva l’idea di dedicare in quel di Atri una giornata pubblica allo sport popolare, al calcio di una volta, al ricordo ma soprattutto alla difesa e al rilancio dei valori del più sano agonismo. Cara Garbatella non può che seguire con favore questa idea dicendosi pronta, sin da subito, ad una buona trasferta tra le colline teramane, magari sulle note del noto canto ultrà: “superiamo gli ostacoli, maciniamo chilometri, con la Roma (e Garbatella) in fondo al cuor..”

Claudio D’Aguanno

 

Mi chiamo Salvatore Reitano, ho 75 anni, sono nato a Roma, dove ho vissuto fino al 1983. Dopo mi sono trasferito, per motivi di lavoro, in Abruzzo dove tuttora vivo. Tempo fa, leggendo il libro di D’Aguanno, Fuori i secondi, a pag.67, con grande stupore e piacere, nel capitolo “Pane, calcio, amore e Garbatella” ho trovato menzionata, con ricchezza di particolari,
la squadra dove io ho giocato nel 1958, l’Astro. Sono tornato indietro nel tempo di più’ di 50 anni ed ho rivissuto i bei momenti della mia vita giovanile e sportiva.
A quell’epoca avevo 18 anni. Mi aveva portato alla Garbatella un mio compagno del liceo Virgilio, Eugenio Petrecca, perché la sua squadra aveva bisogno di un attaccante. Mi fece il provino l’allenatore, Sig. Capobianco, che mi fece esordire subito nella domenica successiva fuori casa, con la Petriana. Al campo dei Brasiliani, all’Aurelio, Astro 3 Petriana 0. Due gol dell’esordiente Reitano! Il massimo della gioia!
Quell’anno facemmo un ottimo campionato fino ad arrivare alle finali provinciali, che perdemmo ad opera del Don Orione, uno squadrone (vi giocavano Di Gregorio e Corazza poi passati al Lanerossi Vicenza).
Ricordo alcune squadre con cui giocammo: Ostiense, SPES, ENAOLI, Nuova SPES, Petriana, Salus, S. Marinella. Si giocava di domenica mattina sui campi periferici romani, quasi tutti in terra battuta o pozzolana. I pali delle porte erano quadrati, il pallone con il laccio pesantissimo, le scarpe con i tacchetti o le barrette di cuoio e i cui chiodi ti bucavano i piedi, non c’erano
parastinchi, le docce quasi sempre malfunzionanti.
L’ASTRO del 1958 era composta da quasi tutti ragazzi che lavoravano, molti ai Mercati Generali all’Ostiense.
Soltanto io e Petrecca eravamo studenti. L’allenatore (allora non esisteva il “mister”) Capobianco, un ex arbitro, era un vero maestro di calcio e di vita; non tollerava bestemmie, slealtà e maleducazione. Esigeva il rispetto tra noi e verso gli avversari. Era proprio una brava persona! Mi ricordo che durante una partita sul campo del Don Orione, il centromediano avversario mi colpiva spesso, a gioco fermo, per provocarmi. Alla fine del primo tempo, durante l’intervallo lo rincorsi fino agli spogliatoi per vendicarmi.
Capobianco mi fermo’, mi mise la testa sotto l’acqua, era d’inverno e faceva freddo, e per punirmi non mi fece giocare la domenica seguente.
Io abitavo al Trionfale e per andare ad allenarmi, appena tornato da scuola, un panino e via, prendevo la mia sacca blu (non avevamo i borsoni di oggi), vi infilavo scarpe, calzoncini, maglia e i libri per studiare. Aspettavo in via Leone IV il tram 23 che mi portava al capolinea della Basilica di S. Paolo. Là dovevo attendere un bus periferico, il 223, che passava ad orario ed arrivava alla Cecchignola.
Scendevo sulla Colombo, l’attraversavo ed arrivavo al nostro campo, quello del Laurentino, situato dietro la chiesa della Montagnola. Finito l’allenamento, andavo a studiare a casa di Cesare Perani, sulla Colombo, o di Maurizio Spena, vicino a Largo Sette Chiese. La domenica mattina si giocava e se si doveva andare fuori casa, si dovevano prendere 3 o 4 mezzi pubblici, i cui biglietti poi venivano rimborsati. Ero giovane e felice, non mi pesava alcun sacrificio, non avvertivo fatica né stanchezza perché la passione per il pallone e per la squadra era più forte di ogni cosa.
Ultimamente scorrendo internet, ho trovato il nome della squadra inserito in un articolo su XI Municipio, periodico del quartiere Garbatella, che ora ha cessato le pubblicazioni.
In questo articolo, a firma Claudio D’Aguanno, vengono riportate tre foto dell’ASTRO. Una di queste foto è relativa all’anno 1958, ma non vi si fa alcun riferimento al sottoscritto, forse perché l’estensore dell’articolo non ha avuto referenti che potessero fornirgli notizie certe in merito. Quella foto io l’ho conservata e raffigura: in piedi da sinistra, Magri, Franceschi, Spitoni, Giabbai, Bartolucci, Alboni; in ginocchio: Moroni, Filzi, Reitano, Petrecca, Tarquini. La maglia era bianca, con fascia rossa, calzettoni e pantaloncini rossi. Poi c’è la foto del mio goal fatto lo stesso giorno, 9 Febbraio 1958, Astro 1 Salus 1. Aver dato nome a quelle persone, penso sia doveroso, oltre che per completezza di informazione, anche per dar corpo e risalto ad un bel ricordo di vita sportiva.
Chissà se qualcuno ci si riconoscerà e rivivrà le stesse emozioni che mi hanno colpito e che mi hanno indotto a tornare indietro nel tempo con la memoria per più di mezzo secolo e provare intense e piacevoli sensazioni, anche se velate da un po’ di nostalgia. Mi auguro che questa mia piccola testimonianza di sport e di vita possa interessare tante persone della Garbatella che hanno conosciuto e amato quella squadra.
Forza ASTRO, continua a vivere con noi.
Salvatore Reitano

Cara Garbatella Anno 10 – Novembre 2014

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