Il tecnocrate che volle la borgata “Concordia”

L’ing. Paolo Orlando e il suo sogno di creare un porto-canale parallelo al Tevere

Il tecnocrate che volle la borgata “Concordia”

di Gianni Rivolta

Sulla nascita della Garbatella si raccontano tante storie, quasi sempre infondate e imprecise. Nell’opinione pubblica è prevalsa l’idea che la ex Borgata sia stata un’invenzione urbanistica del Fascismo, per altri, invece, un esperimento dei socialisti utopisti di fine Ottocento. La verità è più complessa. Innanzitutto la Garbatella non è un unico corpo urbanistico e quindi non può essere trattata complessivamente.
E’ un laboratorio di tipologie edilizie e di stili, progettato da diversi architetti e realizzato quasi completamente tra il 1920 e il 1930. I suoi lotti residenziali, costruiti in varie fasi, vanno dalle casette economiche della Borgata Giardino “Concordia”, nata intorno a piazza Brin nel 1920-21 quando ancora il fascismo era solo un movimento politico, alle case rapide (1924), ai villini (1925), ai grandi contenitori degli Alberghi Suburbani (1927-30), alle case padiglione per i baraccati inaugurati personalmente da Mussolini, agli edifici dei servizi come il cinema teatro Garbatella (oggi Teatro Palladium) e i Bagni pubblici. …..

L’ing. Paolo Orlando e il suo sogno di creare un porto-canale parallelo al Tevere

Il tecnocrate che volle la borgata “Concordia”

di Gianni Rivolta

Sulla nascita della Garbatella si raccontano tante storie, quasi sempre infondate e imprecise. Nell’opinione pubblica è prevalsa l’idea che la ex Borgata sia stata un’invenzione urbanistica del Fascismo, per altri, invece, un esperimento dei socialisti utopisti di fine Ottocento. La verità è più complessa. Innanzitutto la Garbatella non è un unico corpo urbanistico e quindi non può essere trattata complessivamente.
E’ un laboratorio di tipologie edilizie e di stili, progettato da diversi architetti e realizzato quasi completamente tra il 1920 e il 1930. I suoi lotti residenziali, costruiti in varie fasi, vanno dalle casette economiche della Borgata Giardino “Concordia”, nata intorno a piazza Brin nel 1920-21 quando ancora il fascismo era solo un movimento politico, alle case rapide (1924), ai villini (1925), ai grandi contenitori degli Alberghi Suburbani (1927-30), alle case padiglione per i baraccati inaugurati personalmente da Mussolini, agli edifici dei servizi come il cinema teatro Garbatella (oggi Teatro Palladium) e i Bagni pubblici.Il Re Vittorio Emanuele, alla destra l'ing. Paolo Orlando, presidente dell'Ente Autonomo, l'on Giovannino Amici, segretario alla Presidenza della Camera, e alla sinistra il gr.uff. Vincenzo Magaldi, presidente dell'Istituto per le Case Popolari di Roma
La Borgata Giardino “Concordia”, oggi Garbatella, non sarebbe sorta se non fosse stata voluta fortemente nel primo decennio del Novecento da Paolo Orlando (1), un tecnocrate di una potente famiglia di origine siciliana, trasferitosi nella Capitale, dove divenne dapprima consigliere comunale di opposizione durante la Giunta Nathan ( 1907-13 ) e poi Assessore all’Agro romano e all’Annona col sindaco Prospero Colonna ( 1914-19), di cui era grandissimo amico. La costruzione di un piccolo borgo di casette economiche situato sui Colli di San Paolo per gli operai dell’Ostiense e le maestranze del porto fluviale era un piccolo tassello di un grande disegno di sviluppo della zona industriale di Roma sulla sponda sinistra del Tevere.
Fu lui a coinvolgere fin dal 1910 l’Istituto case popolari e qualche anno più tardi gli architetti Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini che disegnarono il piano regolatore della zona. Ma chi era Paolo Orlando? Nato nel 1852 e settimo di nove figli, si laureò presto in Ingegneria al Politecnico di Milano e si appassionò fin da subito ai problemi della navigazione delle acque interne e allo sviluppo industriale-commerciale e marittimo di Roma, dove si trasferì dopo gli studi per intraprendere la carriera politica.
Fu la sua caparbietà e la sua tenacia a vincere gli innumerevoli ostacoli che le amministrazioni centrali e comunali frapposero negli anni allo sviluppo dell’area industriale dell’Ostiense.
Il suo chiodo fisso era dunque quello di realizzare uno sbocco della Capitale sul mar Tirreno e, attraverso un canale navigabile, far transitare materie prime e manufatti per le fabbriche dell’Ostiense e del Portuense, che erano cresciute nel primo decennio del Novecento. Il suo era un disegno ambizioso. L’Orlando, a capo di alcuni comitati ed enti, coinvolse banche ed aziende private, che in quell’operazione intravedevano grossi vantaggi economici, per realizzare un porto fluviale a valle della Basilica di San Paolo, un collegamento ferroviario Roma-Ostia e un borgo operaio sui Colli di San Paolo.
I primi progetti di Paolo Orlando risalgono al 1887 e al 1889. Dapprima aveva localizzato un porto a Fiumicino, poi a Maccarese e nel 1896 propose la realizzazione al Valco San Paolo di un bacino collegato al mare. Due anni dopo lo perfezionò prevedendo lo scalo interno di impianti portuali e ferroviari. Il bacino mercantile avrebbe dovuto avere una larghezza di 63 metri e una profondità di 8 metri e mezzo, sufficienti per il pescaggio e il passaggio a doppia fila dei piroscafi. Costo complessivo dell’opera 59 milioni di lire.
Il canale al fondo doveva essere largo 16 metri. Il progetto originario prevedeva una diramazione sulla sponda sinistra del Tevere in corrispondenza del canale di Dragone. I tempi di realizzazione delle opere a “carte approvate” furono stabiliti in 8 anni per il porto, 5 per il canale e 2 per la ferrovia. Ma i vari governi che si succedettero non furono propensi ad accettare le proposte dell’Orlando, che nel 1904 fondò il Comitato nazionale pro Roma marittima del Porto di Roma e la navigazione del Tevere e del Nera, in pratica un gruppo di pressione sullo Stato e sulle altre amministrazioni pubbliche con l’obiettivo di sostenere con investimenti ed infrastrutture lo sviluppo dell’area industriale San Paolo-Ostiense e di collegare Roma al mare per un suo rinascimento economico e produttivo.
Del Comitato facevano parte oltre alla Banca Commerciale Italiana, l’Anglo romana gas, la società Romana trams e omnibus, la Mulini e Pastifici Pantanella, l’Acqua Marcia, la Generale Immobiliare per lavori di utilità pubblica ed agricola, la ditta armatrice Navigazione generale Italiana e più di 700 soci. Le stesse aziende due anni dopo costituirono con l’Orlando la Società “Marina di Roma”.
Ma quando tutto sembrava andare per il verso giusto, dopo tante parole e tante promesse, nel 1911 i finanziamenti, che erano stati predisposti per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, furono dirottati verso opere pubbliche al Nord del paese. Paolo Orlando rimase a bocca asciutta, ma non si perse d’animo e dopo qualche anno si rimise al lavoro a capo dello Smir.
Nel 1919, infatti, viene istituito l’Ente autonomo per lo Sviluppo Marittimo ed Industriale di Roma, di cui divenne presidente. Ma la vita di questo organismo, che sarebbe stato fondamentale per lo sviluppo industriale della zona sud della Capitale, fu breve e contraddittoria. Infatti, tra progetti e rinvii, verrà liquidato dopo pochi anni, nel 1923, anche se per statuto sarebbe dovuta durare settant’anni.
Politicamente Paolo Orlando era un moderato di idee liberali legato a certi gruppi industriali, ai cattolici e alla finanza vicina al Vaticano. Era amico del Medici del Vascello, collegato ai nazionalisti, che sostenne nelle elezioni politiche per la Camera dei deputati. Esponente della Lega Navale, portavoce degli industriali romani, presidente dell’Associazione pro quartiere San Paolo. Era un iscritto all’Associazione antibolscevica, non aveva quindi nessuna simpatia per quello che era successo in Russia e tanto meno per i socialisti italiani.
Ma in certa borghesia nostrana, come in quella anglosassone e tedesca, era viva l’idea di costruire case decorose per le famiglie degli operai in luoghi ameni e salubri, lontano dalle grandi aree urbane inquinate dagli opifici manifatturieri. Tutto il movimento delle Città Giardino, ispirato dai socialisti utopisti Robert Owen, William Morris, Ebenezer Howard, si mosse per decenni in questa direzione. Il Sobborgo Giardino Garbatella, quello dei primi 5 lotti sorti nel 1920 intorno a Piazza Benedetto Brin, ne è un esempio unico per estensione e stili compositi, fatto salvo l’insediamento della Città Giardino Aniene a Montesacro, costruita nello stesso anno ma per il ceto impiegatizio.
Piccoli insediamenti furono realizzati al nord specialmente attorno ai cotonifici e agli arsenali come il Villaggio Crespi sull’Adda, le case operaie del cotonificio Poma a Miagliaro, il quartiere operaio dell’arsenale marittimo di La Spezia, a Napoli il Rione Carelli a Posillipo, a Palermo il Quartiere Giardino Littorio e alcuni piccoli esperimenti a Milano sorti tra il 1909 e il 1923: i villaggi-giardino Campo dei Fiori, Baravalle, Breda, Tiepolo,”Milanino”, il sobborgo operaio dell’Unione cooperativa opera del ferroviere Luigi Buffoni, che nel 1886 si riproponeva di aiutare la classe media nei suoi bisogni abitativi.
Seguendo l’esempio delle città giardino inglesi aspirava a costruire case igieniche ed economiche di tipo piccolo in stile liberty ed eclettico (2).
Paolo Orlando divenne senatore del regno nel 1934 e, chiusa l’infelice esperienza romana, tornò a Livorno. Morì il 3 settembre 1943 a Rapallo nella villa dove si era ritirato allo scoppio della guerra mondiale.

(1) Nacque il 6 aprile del 1852. Suo padre Luigi apparteneva ad una famiglia che a Palermo possedeva una officina meccanica, che produceva materiali per la costruzione di macchine agricole e mulini. I fratelli Orlando, Luigi, Salvatore, Giuseppe e Paolo avevano aderito alle insurrezioni antiborboniche del 1837 e del 1848 e simpatizzavano per la Giovane Italia di Mazzini. Costretti all’esilio, Luigi si stabilì a Genova, dove divenne imprenditore. Insieme al fratello Giuseppe in pochi anni si impose nel campo della cantieristica navale, tanto che il Cavour propose loro la direzione degli stabilimenti Ansaldo. Nel 1866 gli Orlando si trasferirono a Livorno dove diedero vita ai Cantieri.

(2) Da ” Regionalismo a Roma. Tipi e linguaggi: il caso Garbatella”, di Francesca Romana Stabile. Editrice Librerie Dedalo, Roma 2001.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 7 – Febbraio 2010

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