Di Francesca Vitalini
È uscito a giugno 2021 “Omicidio alla Garbatella: Un nuovo caso per l’ispettore Proietti”, noir, scritto da Luana Troncanetti, per Fratelli Brilli editore di Genova (14,90 euro).
Con la penna usata come un cesello, che va a scolpire puntualmente le parole in una narrazione molto attenta, la scrittrice racconta un terribile avvenimento: l’uccisione di una giovanissima, Prudence, che avviene in una delle vie che portano a piazza Sant’Eurosia.
Il romanzo si sviluppa con un ritmo vivace, incalzante, così com’è l’autrice dal vivo, attraverso il quale vengono delineati personaggi a tuttotondo, con i loro pensieri, i sentimenti e le mille fragilità. Primo tra tutti Paolo Proietti, l’ispettore che gira ed indaga il territorio con la sua amata “Chicca”, la sua rombante Guzzi rosso fuoco. Con forza emerge anche la romanità della Troncanetti: il suo sentire la città nei dialoghi, nel racconto dei luoghi di Garbatella e del quadrante ex industriale dell’Ostiense e in un vedere Roma con uno sguardo pieno di amore e di comprensione, ma crudo e sconsolato di fronte al male che vi si nasconde.
Il giallo è il sequel di “I silenzi di Roma. La prima indagine dell’ispettore Proietti”, pubblicato nel 2019 e con il quale Luana Troncanetti si è classifica seconda al Premio Letterario città di Ladispoli in quell’anno.
Parliamo del suo ultimo romanzo con lei.
Perché hai scelto per questo secondo romanzo Garbatella e il quadrante ex industriale dell’Ostiense come ambientazione?
Avevo già deciso di spostarmi nelle zone dell’Ostiense, di Magliana e Marconi perché ne “I silenzi di Roma”, la prima indagine dell’ispettore Proietti, offro uno spaccato del centro storico. Per il secondo caso volevo dedicarmi a quelle zone della Capitale altrettanto affascinanti e meno note. C’è anche un motivo aggiuntivo:
nel 2020 diverse penne romane, fra le quali la mia, avrebbero dovuto collaborare – ciascuna con un breve racconto – alla realizzazione di un sito celebrativo per i cento anni della Garbatella. Il Covid ha spazzato via ogni festeggiamento sia in presenza che online ma “Annàmo?”, il mio contributo al progetto, è stato la scintilla che mi ha fatto innamorare del quartiere. Così, ho deciso di renderlo scenario dell’omicidio di Prudence.
Quanto tempo ti ha preso lo studio dei luoghi?
In linea generale non sviscero i particolari delle ambientazioni, credo che ciò sottragga potenza alla penna. Faccio agire i luoghi tramite i personaggi, mi aiutano molto i dialoghi, ma anche le scene mute dove qualcuno si muove nell’ambito di uno spazio. È il come lo fa a creare la caratterizzazione, spesso le parole sono superflue. Per scrivere “Annàmo?”, conta appena due cartelle, sono state sufficienti un paio d’ore di documentazione online. Per una narrazione di più ampio respiro le successive ricerche sul Web erano inadatte; non mi davano nulla e nulla avrei potuto trasmettere io al lettore. I luoghi andrebbero vissuti o perlomeno “respirati” per raccontarli con un minimo di veridicità.
Ho chiesto a Luciana De Rosa, Garbata doc, di farmi da Cicerona per mezza mattinata nella parte più caratteristica di un quartiere che conoscevo soltanto grazie ai simboli più famosi. Non avrei mai immaginato che Roma custodisse un mondo a parte, i vecchi lotti e chi li abita mi hanno incantata.
Nella parte finale del libro si comprende che il romanzo è il secondo volume di una serie. Quando il terzo?
Le tempistiche variano in virtù delle fasi tecniche che separano la consegna del manoscritto dalla pubblicazione. Non sono una scrittrice prolifica, ciò che mi rallenta è la documentazione quasi maniacale, la cura con cui scelgo le parole e la scarsità di tempo. Fra l’uscita del mio primo romanzo e del secondo, per dirti, sono trascorsi due anni. Nonostante ciò, la versione ebook de “I silenzi di Roma” si mantiene stabile nella classifica dei cento noir più venduti su Amazon. Così, commossa e stupita dal risultato, mi dico che forse vale la pena lavorare assecondando i miei tempi.