Tra passione e cultura sportiva
Agostino Di Bartolomei e il suo Manuale del calcio
Il libro postumo, “L’ultima partita”, Ed.Fandango, tratta della “Vittoria e sconfitta” del popolare calciatore. L’attualità del messaggio a tutela dello sport più appassionante
di Leopoldo Tondelli
Qual è la motivazione che spinge un campione di calcio all’apice della sua carriera a porre per iscritto su brogliacci di carta degli appunti riguardanti le regole della disciplina?
La voglia di prepararsi un futuro da post calciatore come allenatore? La semplice passione per un gioco che pratica da bambino?
Leggendo il libro postumo di Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma, Campione d’Italia 1982-83, patrocinato dal figlio Luca, scopriamo che diverse possono essere le risposte a questa domanda, non solo rapportate al calcio degli anni settanta-ottanta, ma soprattutto riferite al calcio dei nostri giorni. Il libro dimostra una sorprendente attualità nel rappresentare da parte dell’uomo-calciatore la sua visione volta a tutelare questo sport, che in questi due ultimi decenni si è modificato non solo nelle sue regole (il libro infatti tiene conto delle modifiche apportate negli ultimi anni al regolamento del gioco che è stato quindi aggiornato rispetto alla versione originaria) ma anche nella sua organizzazione e soprattutto nella partecipazione sempre più virtuale dei suoi tifosi.
Il lavoro infatti svela anche la formazione culturale dell’uomo Di Bartolomei (diplomato nel nostro Liceo scientifico Borromini e studente universitario iscritto alla facoltà di Scienze politiche alla Sapienza). Non a caso il libro contiene un capitolo dedicato all’origine del gioco del calcio, sottolineando l’importanza della storia dello sport nelle dinamiche sociali ed istituzionali di diverse epoche storiche, ma anche l’importanza umana (frequentante da adolescente l’Oratorio di San Filippo Neri del nostro quartiere, sotto la guida umana e spirituale di Padre Guido). Nell’Oratorio assimilò alcune regole di vita comportamentali che trasferì nel calcio professionistico e negli stadi: come quella di protestare con l’arbitro in modo sempre pacato, tenendo le braccia dietro la schiena, perché prima funzione del capitano è quella di essere un esempio positivo per i compagni di squadra e per i tifosi.
Infatti il suo decalogo del calcio contiene suggerimenti non solo dal punto di vista tecnico, ma anche comportamentali, appunto come il rispetto nei confronti dell’arbitro e degli avversari nonché suggerimenti nella cura del proprio corpo. Il libro è sorprendentemente piacevole da leggere, malgrado contenga semplici regole e indicazioni tecniche. Alla fine del volume sono pubblicate interviste a Nils Liedholm, a Giampiero Boniperti e a Sandro Ciotti che svelano in modo definitivo lo scopo di trasmettere soprattutto al giovane lettore una adeguata educazione sportiva, da un campione che portava in quegli anni la fascia da capitano al braccio completamente bianca, con un messaggio culturale da trasmettere, che cioè la fascia è una istituzione sportiva, che deve essere bianca, in quanto neutra, come devono essere tutte le istituzioni.
Il libro completa, quindi, la storia umana di Di Bartolomei, illustrata dal film di 11 metri, diretto da
Francesco Del Grosso, presentato lo scorso anno al Festival di Roma, insieme ad un precedente libro di Giovanni Bianconi uscito in due edizioni, dal titolo “L’ultima partita”, Vittoria e sconfitta di Agostino Di Bartolomei, edizioni Fandango, nel quale si ricordava la carriera di calciatore, le sue vittorie, le sconfitte ed il conseguente distacco da Roma, la sua città.
Egli, nel trasferirsi a Milano, trasmise ai milanesi una diversa immagine del romano, non sbruffone o superficiale, ma di ragazzo, sì introverso, ma affidabile, serio, che lo vide protagonista negli anni della “Milano da bere” fino all’arrivo di Berlusconi alla guida del Milan.
A proposito di cinema, il nostro Agostino è il giocatore della Roma più citato nei film della “commedia all’italiana” degli anni settanta-ottanta, così da consacrarlo, in quel periodo, come giocatore più amato e popolare della Roma, malgrado non avesse mai indossato la maglia della nazionale maggiore.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 9 – Aprile 2013





