Due anni fa, su iniziativa dell’associazione Parco della Torre, fu lasciato un segno indelebile a Tor Marancia, la posa di una pietra d’inciampo in memoria di Giovanni Tagliavini. Abitante della borgata, fu identificato come elemento indesiderabile a causa della sua insofferenza al regime nazifascista e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì il 2 febbraio 1945. La sua storia è stata già narrata in un nostro precedente articolo.
A 76 anni dall’uccisione di Giovanni si è svolta, davanti alla pietra d’inciampo in via Valeria Rufina 66, un’intima cerimonia di commemorazione, a cui hanno partecipato la famiglia Tagliavini, alcuni abitanti del quartiere e membri del Municipio VIII. Tra loro l’assessora Michela Cicculli, delegata alla memoria storica.
Gli interventi e le letture che si sono susseguiti quest’anno hanno sottolineato come la propaganda fascista riuscì ad attecchire anche grazie alla passività e l’indifferenza delle persone, davanti all’orrore dei campi di sterminio e del confino di Polizia. Una lezione che purtroppo sembra ripetersi ancora oggi, con i migranti al confine dell’Italia o nei centri di espulsione e d’identificazione.
Al termine della commemorazione sono stati deposti dei fiori rossi accanto alla pietra d’inciampo e sono state liberate alcune lanterne, che hanno illuminato il buio del cielo, in memoria di Giovanni Tagliavini e di tutti gli altri “indesiderabili” della borgata.