Tanti in cerca del set dei Cesaroni
Dopo il successo della fiction tv, la popolarità del quartiere ha raggiunto livelli da fenomeno di
costume nazionale. Al di là dei disagi, è possibile ricavarne dei benefici per la collettività?
di Alessandra De Luca
Da periferia dimenticata e pagana, teatro di dissolutezza e delitto – come fu quello dello “shangaino” consumato al buio di un lotto delle case popolari, descritto da Pasolini in “Una vita violenta” – a quartiere metafora di un vissuto popolare e solidale, sfondo colorito e pittoresco di storie d’amore e d’amicizia vissute dalla famiglia Cesaroni, nell’attuale seguitissima fiction televisiva. …..
Tanti in cerca del set dei Cesaroni
Dopo il successo della fiction tv, la popolarità del quartiere ha raggiunto livelli da fenomeno di
costume nazionale. Al di là dei disagi, è possibile ricavarne dei benefici per la collettività?
di Alessandra De Luca
Da periferia dimenticata e pagana, teatro di dissolutezza e delitto – come fu quello dello “shangaino” consumato al buio di un lotto delle case popolari, descritto da Pasolini in “Una vita violenta” – a quartiere metafora di un vissuto popolare e solidale, sfondo colorito e pittoresco di storie d’amore e d’amicizia vissute dalla famiglia Cesaroni, nell’attuale seguitissima fiction televisiva.
E’ cambiata così, nell’arco di mezzo secolo, la visione – nell’immaginario collettivo – della Garbatella di Roma, da sempre musa ispiratrice di tanta letteratura, e protagonista – spesso principale e prediletta – dell’arte cinematografica del nostro Paese.
Sono stati per primi i registi del nostro neorealismo cinematografico a trasformare la somma di quelle che (allora) erano umili palazzine di Garbatella in grandi scenografie, come tanti vecchi fondali accostati l’uno all’altro. Un neorealismo che intendeva la realtà di tutti i giorni come pretesto per “parlare d’altro”, rappresentando la “naturalezza del reale” per comunicare allo spettatore valori che nel tempo si sarebbero poi rivelati ben più grandi. Il quartiere popolare, quindi, come specchio della condizione umana, talvolta anche disperata, dove ogni vicolo e muretto acquisiscono valore pienamente narrativo, diventando parte fondamentale della vicenda.
Oggi, nel realismo dei Cesaroni la rappresentazione della realtà è crudamente nelle immagini, nelle persone e nella trama degli episodi che si avvicendano l’uno dopo l’altro, riuscendo a tenere incollati allo schermo milioni di spettatori. Non c’è niente di più di quello enunciato.
Mestieri credibili e storie che abbracciano le consuetudini di una vita semplice, rapporti umani cementificati da amore, amicizia, condivisione e solidarietà: questo, semplicemente, “trasmette” la fiction, e proprio questa è la chiave del suo successo. Ricerca della naturalezza e credibilità del reale trovano espressione, anche in questo caso, nello scenario della Garbatella, una vocazione naturale per un quartiere nato dall’idea dei suoi architetti di dare vita a un’edilizia popolare pensata al servizio dell’allegria di coloro che dovevano “viverla”, non solo in termini di spazio.
Sì, perché la Garbatella è ancor oggi un tessuto edilizio cesellato, rappresentato da casette isolate e viuzze che sfociano in tanti piccoli spazi collettivi rappresentati da lotti e innumerevoli cortili. Una piccola città nella città, una dimensione a misura d’uomo che conserva intatto ancora oggi il senso di un’abitare “felice”. E un patrimonio storico da tutelare, valorizzare e scoprire grazie soprattutto alla fervente attività dell’associazionismo e alla stretta collaborazione con le amministrazioni locali.
Un quartiere che, però, potrebbe trarre maggiori benefici dalla “popolarità” guadagnata nel tempo dalle ricorrenti apparizioni sugli schermi. Già in altri luoghi e in casi analoghi sono stati utilizzati diversi strumenti commerciali con l’obiettivo di valorizzare un territorio eccezionalmente all’attenzione di un vasto pubblico. E’ il caso, per esempio, del cosiddetto “cineturismo” a New York, l’organizzazione di veri e propri tour sulle tracce delle location davvero esistenti della fortunatissima serie tv americana “Sex and the City”.
Tour che in poco tempo hanno contribuito ad “arricchire” tutta la zona interessata della città.
Certamente la Garbatella non è New York, e i Cesaroni non hanno davvero niente in comune con le quattro ragazze protagoniste del telefilm statunitense.
E tali differenze impongono altri mezzi e strategie. L’obiettivo è quello di trasformare quelli che spesso sono vissuti come disagi (i problemi di viabilità e le difficoltà di parcheggio durante le riprese, i disagi acustici e di illuminazione degli allestimenti dei set, che spesso si protraggono fino a notte fonda…), in opportunità di crescita, e non solo economica. Escogitare strategie per migliorare, in altre parole, il quartiere, attraverso opere di manutenzione di spazi verdi, strade e aree comuni; o anche intensificare le offerte culturali già esistenti, come è stato fatto in Francia a Belleville, il quartiere di Parigi – fra l’altro gemellato proprio con la Garbatella – e diventato famoso grazie ai racconti di Daniel Pennac.
La riqualificazione del quartiere andrebbe a beneficio non solo dei suoi abitanti ma dell’intera collettività che qui può ritrovare parte della propria storia culturale, sociale, architettonica e anche spunti creativi dove continuare a proiettare il proprio futuro che, come il quartiere sembra suggerire costantemente, non può prescindere da un passato così intenso.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 5 -Luglio 2008
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