Settembre, che sport farà mio figlio? Quest’anno voglio giocare a pallone…

Settembre, che sport farà mio figlio?
Quest’anno voglio giocare a pallone…

di Claudio PETRUCCI

Come tutti i genitori, anchio quest’anno, al rientro dalle vacanze, meglio alla fine dell’estate, ho fatto al mio bambino la fatidica domanda: ” quale sport vuoi fare quest’anno” , ed anch’io, come tutti i genitori che conosco, speravo che Lorenzo, così si chiama mio figlio, …..

Settembre, che sport farà mio figlio?
Quest’anno voglio giocare a pallone…

di Claudio PETRUCCI

Come tutti i genitori, anchio quest’anno, al rientro dalle vacanze, meglio alla fine dell’estate, ho fatto al mio bambino la fatidica domanda: ” quale sport vuoi fare quest’anno” , ed anch’io, come tutti i genitori che conosco, speravo che Lorenzo, così si chiama mio figlio,mi rispondesse ” voglio andare in piscina” , perché il nuoto fa bene a tutto, è uno sport completo, e così via. . ., invece, come ampiamente prevedibile la risposta è stata: “quest’anno voglio giocare a pallone!”.
Male, anzi bene, perché se è vero che il calcio non è uno sport completo, in cui si rischia di farsi male, che espone i bimbi alle intemperie, al fango, alle correnti d’aria e quant’altro, almeno è gratis! Ricordate quella parola che aveva significato tanti anni fa? Gratis! Ovvero la possibilità di usufruire di qualcosa senza esborso di un corrispettivo in denaro. Ebbene, forte delle mia esperienza di calciatore dilettante, sapevo che per giocare a pallone (calcio) c’è un solo requisito: saperlo fare, poi una qualche società sportiva disposta a tesserarti fornendoti l’attrezzatura e l’istruzione necessaria si trova, altrimenti, in mancanza di capacità, la risorsa istituzionale della Garbatella era ed a tutt’oggi rimane l’Oratorio di San Filippo Neri: da Padre Guido. Quindi, armato della mia esperienza comincio ad esplorare L’universo delle società sportive della Garbatella (Eurnova, Castello, Garbatella) cercando di far partecipare Lorenzo (mio figlio) ad uno dei famosi “provini” , cioè a delle partite di prova dove allenatori visionano decine di bambini per verificarne le attitudini e le capacità, decidendo, in definitiva se tesserarli consentendogli così di praticare per tutto l’anno lo sport dei loro sogni, a spese della società sportiva che rappresentano.
Il principio è: la società sportiva investe sui ragazzi sperando di scoprire qualche talento che, ceduto ad una società più grande (Lodigiani, Roma, Lazio, Almas), consenta un ritorno economico e di attrezzatura necessario alla sopravvivenza della stessa società sportiva; in pratica l’unica molla che spinge queste associazioni è la passione enorme per lo sport nazionale italiano. Sbagliato, non è più così! la sorpresa nello scoprire lo sport del 2003 alla Garbatella è stata tanta: in pratica l’unico modo per praticare il calcio è pagare per frequentare la ” scuola calcio” questo fino a 15/16 anni. La parola gratis non esiste più! E vuota di significato: una stagione calcistica di un bambino di sette anni, nel 2003 alla Garbatella costa ai genitori dalle 500 alle 700.000 Lire (dai 250 ai 350 Euro), questo indipendentemente dalle attitudini calcistiche dei piccoli. L’unica alternati- va rimangono gli Oratori, ma Lorenzo è figlio di genitori laici, non è battezzato, vorrei tanto che vivesse una vita al riparo da condizionamenti cattolici, decidendo in età adulta ed in piena autonomia se rivolgersi alla religione per risolvere i tanti dilemmi della vita.
Ora, pur tralasciando il significato della parola “scuola”, che presuppone la presenza di “maestri” o “istruttori” dotati delle opportune credenziali istituzionali, e sugli impatti che tale parola ha nella psiche di un bimbo di sette anni, che esce alle 16,30 dalla scuola elementare per recarsi di corsa alla scuola calcio, mi chiedo: ma è normale questa cosa, perché si deve pagare per praticare uno sport (anche se ” incompleto”), la pratica sportiva non dovrebbe essere un diritto?
E se dopo tre mesi i bambini si scocciano, le quote di iscrizione sono rimborsate per la quota parte di cui non si è usufruito? Non è che per caso si cerca di speculare sulla speranza dei genitori di ritrovarsi in famiglia con un nuovo Totti o Nesta? Sono tutti interrogativi ai quali non è facile né giusto dare una risposta avventata, ma che sicuramente meritano un’indagine molto più approfondita di questa. Al momento, rivangando i tempi della mia adolescenza, quando le uniche scuole frequentabili alla Garbatella erano quella dell’obbligo e quella della strada ed erano gratis veramente, ricordo distintamente che tutte le società sportive nelle quali ho prestato la mia infima opera di calciatore dilettante mai hanno ricevuto soldi da me o dalla mia famiglia, figuratevi che era un problema anche comprare le scarpe da calcio, e parlo di nomi storici per chi, come me è nato alla Garbatella: ASTRO all’oratorio di 5. Filippo Neri poi divenuta Libertas Garbatella, Cristoforo Colombo a via Giustino de Jacobis, la Nuova Rapida al campo della Fiera di Roma, l’A.S. Garbatella.
L’impegno che voglio assumere nei riguardi dei lettori di questo articolo è quello di svolgere, nei mesi a venire, un’ approfondita indagine su come è cambiata negli anni la gestione delle società sportive, sui costi che devono assumersi dette società e sulla qualifica degli istruttori che prestano la loro opera professionale nell’ambito delle ” scuole calcio”.
Quindi, come in tutti i serial che si rispettano, il seguito alla prossima puntata…

 

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 0 – Settembre 2003

 

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail