Quella rete catenaria sui tetti della Garbatella che annunciava le bombe

Sopra i tetti di Garbatella c’è un cavo sospeso che racconta una storia nata più di 80 anni fa. Questo filo metallico, discreto e silenzioso, è visibile sopra il tetto del lotto 13, l’edificio che ospita il dismesso Stabilimento dei Bagni Pubblici. Da lì si dirige verso nord transitando sopra il lotto 15, prosegue per il  51 e si staglia sul lotto 57 in via Caffaro, proprio sopra il famoso murales astratto di Sten e Lex. Continua il suo cammino fino a via Ignazio Persico, ne percorre un ampio tratto e termina il suo viaggio all’ultimo piano di un palazzo di via Giovanni Battista Magnaghi.

Il cavo, di cui oggi rimane solo uno spezzone, faceva parte di una rete che copriva tutta la città di Roma e fu installato alla fine degli anni Trenta, quando l’umanità stava entrando in uno dei capitoli più bui della sua storia, quello della seconda guerra mondiale. La rete, detta catenaria, costituiva un collegamento sospeso tra i palazzi strategici di Roma quali Ministeri, Prefetture, Caserme, Ospedali, e si estendeva sino alle periferie. Il suo scopo era l’attivazione simultanea delle sirene allarme antiaereo che annunciavano bombe, distruzione e morte.

I romani, spaesati e impauriti, udirono per la prima volta quel triste suono la mattina del 19 luglio 1943. Una cappa d’afa (40 gradi all’ombra già a metà mattinata) e il profondo silenzio estivo venne profanato delle sirene che iniziarono a gracchiare poco prima delle 11, annunciando l’imminente disastro. Il cielo fu oscurato da 930 caccia bombardieri che sganciarono sul quartiere di San Lorenzo e sullo scalo ferroviario 4 mila tonnellate di bombe, causando 3 mila morti e 10 mila feriti tra la popolazione civile.

A Garbatella una di queste sirene era stata installata in piazza Damiano Sauli, sopra gli archi da cui parte via G. B. Magnaghi. Quel giorno del ‘43 i sottoscala dei lotti, dove erano collocati i locali lavatoi adibiti a rifugio antiaereo di fortuna, furono presi d’assalto dai cittadini terrorizzati.

Alcune scritte con segnalazioni dei rifugi sono rimaste visibili ancora oggi: una è ben restaurata in via Giustino de Jacobis al lotto 32, un’altra semicancellata all’ingresso del lotto 42, meglio noto come Albergo Rosso in piazza Biffi (ne abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo sui Simboli di guerra).

Nella Capitale, durante il periodo bellico, le sirene della rete catenaria si attivarono per almeno 51 volte, tanti furono i bombardamenti degli Alleati nel periodo dell’occupazione nazifascista dall’8 settembre 1943 fino alla Liberazione avvenuta il 4 giugno 1944.

Nel Dopoguerra a Roma, unico caso tra le città italiane, la rete catenaria rimase in funzione e anzi fu ulteriormente sviluppata: le sirene suonavano per segnalare il mezzogiorno, anche perché il famoso cannone del Gianicolo, rimasto inattivo per ragioni di ordine pubblico durante gli anni del conflitto, riprese la sua tradizione solo il 21 aprile 1959, una tradizione iniziata il 1° dicembre 1847 sotto il papato di Pio IX.

Oltre che per l’avviso del mezzodì il sistema di allarme della rete, che includeva anche un rilevamento della radioattività, era attivo per allertare la popolazione in caso di eventi disastrosi che, fortunatamente, mai si sarebbero verificati. I servizi garantiti dalla rete catenaria saranno poi inclusi nei compiti della futura Protezione Civile.

Negli anni Sessanta la competenza del servizio di gestione e manutenzione della rete passò dal Ministero dell’Interno al Comune che lo diede in appalto a una ditta privata. Ne nacque un lungo contenzioso tra Viminale e Campidoglio intorno alla somma di un debito accumulato di 275 milioni di lire.

Negli anni successivi il servizio venne valutato superfluo e, il 22 dicembre 1975, la rete fu definitivamente disattivata. Alcune delle sirene vennero smontate, altre rimasero nella loro sede. Degli oltre 50 segnali acustici in funzione nella città oggi ne sono rimasti al loro posto 26, nessuno dei quali a Garbatella. Spezzoni della rete sono ancora visibili in diverse zone del centro storico: ai Parioli in via Bertoloni, al Nomentano in piazza Bologna, in via del Tritone, a Fontana di Trevi, in via Arenula, al Quirinale.

La catenaria superstite nel quartiere di Garbatella rappresenta testimonianza silenziosa del senso di precarietà, della paura e del dolore che la guerra porta sempre con sé ed è un monito affinché tutti ricordino e la storia non si ripeta.

Note – Per i simboli di guerra vedi articolo di Cara Garbatella: Quel che rimane del tempo di guerra.

Per approfondire il tema sulle sirene antiaereo a Roma si consiglia il libro di Lorenzo Grassi – Allarme in cielo.

[Articolo pubblicato sul periodico Cara Garbatella, Anno XVIII – Dicembre 2024/numero 66, pag. 4]

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