Se ne vanno dopo più di novant’anni di servizio alla Garbatella le Figlie della Carità
riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Mirella Arcidiacono.
Il loro cammino per le strade della Garbatella è durato più di novant’anni. Le suore Figlie della Carità il 26 novembre scorso si sono accomiatate al centro anziani di via Pullino, alla presenza del parroco di San Francesco Saverio.
Suor Rita mi ha lasciato un messaggio: “Bella la fata, la grande signora. Sì, andiamo per altre vie, ma il tempo di essere state in mezzo alle case della Garbatella ed essere state amate non si estinguerà, rimarrete sempre nei nostri cuori e nella preghiera affettuosa”
Le Figlie della Carità, conosciute come le suore cappellone, per via del loro caratteristico copricapo bianco a tre punte, nascono a Parigi e si istallano alla Garbatella a fine anni venti, quando il quartiere è in alcuni punti ancora in costruzione. Approdano in via Ignazio Persico davanti all’Albergo bianco, al lotto 41, dove c’era la Maternità ed Infanzia, tra i proletari degli alberghi suburbani provenienti dalle baracche e dagli sventramenti del centro storico. In seguito si trasferiscono alla famosa Casa dei bimbi, la scuola materna di piazza Longobardi, un luogo stupendo con un bel parco ed una lunga storia da raccontare. Tante le testimonianze sul loro operato.
Elisabetta Di Renzo, una donna che dedicò tutta la sua vita all’emancipazione femminile, mi raccontava che lì alla “scoletta”, così a Garbatella chiamavano la Casa dei Bimbi, in tempo di guerra le insegnarono a cucire, a ricamare e lì mangiavano e pregavano. Roberto Ettori, “il ragazzo spazzola” dei Bagni pubblici di via Edgardo Ferrati, mi disse che le cappellone avevano sfamato tanta gente e mi colpì questa frase “quanno la fame se tajava a fette”. Poi nonostante tolsero il famoso cappello, come scriveva il giornalista Cosmo Barbato, per i garbatellani rimasero sempre “le cappellone”. Certo non sta a me raccontare la storia di quello che hanno fatto in tutti questi anni. Quando venne bombardata la Maternità, il 7 marzo 1944, me lo disse Vanda Amici: ”A Mirè ero appena andata via dopo aver preso da mangiare e mi salvai per puro miracolo!”
Le Figlie della Carità vennero trasferite in un appartamento al pianterreno del lotto 60, dove abitava Elisabetta di Renzo, con la quale andavamo a trovarle a Natale. In quel periodo, nei primi anni Duemila, c’erano Suor Alena, suor Giovanna, suor Felicina e l’insegnante Luciana. Quando entravo là dentro tornavo un po’ bambina, risentivo proprio il clima della Garbatella semplice ed affettuosa. A volte veniva anche Giulia mia figlia e giocavamo con loro, con i bambini e con le suore. Per l’anniversario del centenario della Garbatella sono contenta che il premio Fantasia sia stato riconosciuto a Luciana ed a Suor Rita.