Mezzo secolo fa alla Garbatella prendeva vita un “piccolo teatro”

Mezzo secolo fa alla Garbatella prendeva vita un “piccolo teatro”

(C.B.)

Poco più di cinquant’anni fa – mezzo secolo! – un gruppo di giovani e meno giovani, entusiasti e appassionati di teatro, guidati da Gino Girolami, davano vita a un “Gruppo d’arte drammatica”, sorto nell’ambito di quella storica fucina di cultura della Villetta. Si proponevano di creare nel quartiere un piccolo teatro stabile. Senza mezzi ma incoraggiati e generosamente aiutati dal grande Visconti, che volle seguirli di persona, realizzarono, oltre a conferenze e letture di testi, …..

Mezzo secolo fa alla Garbatella prendeva vita un “piccolo teatro”

(C.B.)

Poco più di cinquant’anni fa – mezzo secolo! – un gruppo di giovani e meno giovani, entusiasti e appassionati di teatro, guidati da Gino Girolami, davano vita a un “Gruppo d’arte drammatica”, sorto nell’ambito di quella storica fucina di cultura della Villetta. Si proponevano di creare nel quartiere un piccolo teatro stabile. Senza mezzi ma incoraggiati e generosamente aiutati dal grande Visconti, che volle seguirli di persona, realizzarono, oltre a conferenze e letture di testi, la rappresentazione della commedia “Profonde sono le radici” di Gow e D’Usseau. Vi presero parte come attori Assunta Cinelli (figlia di Giuseppe, martire alle Ardeatine), Silvana Altieri, Enrico Jatropelli, Ugo Fedi, Maria Jatosti, Wanda Coarelli, Antonio Cipolla, Mario Longo, Alberto Petrucci, Fausto Barzotti; regista, Marino De Lisi; musiche eseguite dal maestro Massimo Pradella. Fu difficile trovare un palcoscenico. Lo spettacolo si svolse prima all’aperto e in seguito presso il teatro del Cral della Romana Gas in Via Ostiense: riscosse un grande successo di pubblico e anche di critica. Ma le difficoltà di trovare attrezzature e spazi adeguati all’impresa erano troppo gravose per quei volenterosi teatranti, che alla fine dovettero arrendersi.
Parallelamente e autonomamente, sempre alla Villetta, altri giovani avevano sperimentato un tipo di spettacolo d’avanguardia che si chiamò “Teatro di massa”: si basava su una recitazione corale che coinvolgeva molti attori. Tra gli animatori di quella stagione della Garbatella così fertile di idee e di iniziative troviamo Maria Jatosti, alla quale abbiamo chiesto di rievocare quella straordinaria esperienza. Maria si definisce una narratrice: è poetessa, scrittrice, apprezzatissima traduttrice di testi letterari, instancabile organizzatrice culturale. Romana, suo padre era un maestro elementare che aveva il culto del suo lavoro, un tenace antifascista, perseguitato e spedito “in villeggiatura” al confino in un paesone della profonda Calabria con moglie e sei figli. Al padre Maria dedicherà nel 1961 il suo primo romanzo, “Il confinato”, edito da Del Duca. E’ autrice di altri due romanzi, di un libro di filastrocche per l’infanzia, di testi teatrali e di numerose raccolte di poesie. Per conto della Casa dei diritti civili ha curato un’antologia della “Poesia dell’esilio”, editore Arlem. E’ vissuta alla Garbatella fino al 1955, nelle case Incis di Piazza Oderico da Pordenone. Dopo una lunga permanenza a Milano e a Rapallo, è tornata già da tempo a Roma, dove vive e opera al quartiere Tuscolano. Alla Garbatella la legano il ricordo di fondamentali esperienze formative umane, culturali e politiche e la presenza di compagni e amici che hanno fatto parte del suo mondo giovanile, dal quale non si è voluta mai distaccare.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 1 – Ottobre 2004

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