Intervista alla famosa attrice italiana che ha abitato da bambina nei lotti Iacp
Di Giorgio Guidoni
Vincitrice di due David di Donatello e due Nastro d’Argento, Giovanna Ralli ha recitato con Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Totò e Renato Pozzetto ed è stata diretta dai più grandi registi del cinema italiano, fra cui Mario Monicelli, Ettore Scola, Roberto Rossellini, Carlo Lizzani e Vittorio De Sica.
Anche Giovanna Ralli, attrice tra le più prestigiose di sempre, ha nei suoi ricordi di infanzia la Garbatella.Lo ha rivelato pubblicamente lo scorso dicembre al teatro Palladium durante la celebrazione del centenario della nascita dello scrittore Luciano Bianciardi. Ci ha rilasciato al telefono un’intervista esclusiva per la nostra testata.
Che cosa la lega a Garbatella?
Papà ci abitava, con tutta la famiglia, in via Enrico Cravero, vicino alla piazza Bartolomeo Romano. Abitavano in quelle casette basse, villini a due o tre piani.
Probabilmente parliamo del lotto 12?
Può darsi, sa adesso non posso ricordarmi se era il 12, il 13 o quale altro…sorride ( sì anche attraverso il telefono arriva l’immagine del suo inconfondibile sorriso)

Però lei è testaccina?
Papà Claudio è della Garbatella, dopo il matrimonio con mamma si erano trasferiti a Testaccio dove sono nata (il 2 gennaio 1935, ndr) e dove ho vissuto fino all’età di 10 anni. La sorella di papà invece è rimasta ai lotti anche successivamente. Conservo un legame molto profondo con la Garbatella grazie ai ricordi della mia infanzia. Ci tornavo a trovare nonna Ginevra, la domenica andavamo a mangiare da lei. Il sabato preparava il bollito, il giorno dopo con l’avanzo cucinava delle polpette al pomodoro buonissime, i picchiapò. Era una grande famiglia, con papà erano otto figli e tutte le domeniche ci riunivamo per mangiare insieme, era una festa che si ripeteva settimanalmente a dispetto del periodo bellico. Alla fine della guerra ci siamo spostati di casa in zona Piazza Fiume, vicino al forno in cui papà lavorava, che era in via Alessandria. Da allora andavamo più di rado a trovare i parenti di mio padre. L’ho amata molto la Garbatella perché porta con sé i ricordi della mia infanzia, cose belle e purtroppo cose anche dolorose legate alla guerra. L’ho vissuta tutta, ricordo il periodo del fascismo, ricordo bene tutto, tutto, tutto; papà perse due fratelli in guerra sul fiume Don durante la campagna di Russia. A nove anni ero diventata una bambina matura.
Era un destino comune per quel periodo storico

Vivere la guerra per una bambina piccola e per come l’ho vissuta io, non permette di restare bambina, diventi adulta per forza. Per me sono dei ricordi insieme dolorosi ma anche molto belli. Due luoghi dove quando posso vado sono Testaccio e Garbatella, sono i quartieri che mi riportano al periodo della mia infanzia.
Un’infanzia semplice e felice fatta di piccole grandi cose
Sì, per esempio mia madre mi fece nascere in casa e anche mio fratello è nato a Testaccio nel 1942. Mi ricorderò sempre quel giorno. Ero a scuola, erano i primi di giugno, tornai a casa e dopo tre femmine, per la gioia di tutta la famiglia, arrivò il maschio. C’era mia madre a letto con una camicia da notte di seta azzurra, me lo ricordo come se fosse ieri, c’era l’ostetrica che aveva assistito al parto e c’era questo bambino stupendo, perché era bellissimo. Poi ho dei ricordi vividi di via Aldo Manuzio, dove sotto casa nostra c’era una trattoria. La sera scendevamo giù e mangiavamo in questo locale dove apparecchiavano con la tovaglia di carta bianca, ma i cibi li portavamo noi, lì servivano solo le bevande. Mamma portava la “tiella” (testuale, da vera romana) con i pomodori al riso, le fettine panate e altre cose tutte cucinate in casa da lei. Era così la vita, c’era la gioia semplice di stare insieme, la strada non era affatto trafficata, allora macchine praticamente non c’erano, stiamo parlando degli anni 1942-1943, ero piccola ma lo ricorderò sempre.
Giovanna Ralli e il suo rapporto con Maria Jatosti: come vi siete conosciute?
Il rapporto è nato perché sono stata protagonista del film La vita agra, (proiettato durante la serata del 14 dicembre al Palladium, all’interno dell’evento celebrativo per il centenario della nascita di Luciano Bianciardi, compagno di Maria Jatosti, ndr), tratto dal romanzo omonimo dello scrittore Luciano Bianciardi. Il film è la storia biografica dello scrittore, interpretato da Ugo Tognazzi e dalla sua compagna Maria Jatosti, interpretata da me. Poco prima delle riprese si era sparsa la voce che la parte di Anna del film sarebbe stata interpretata dalla stessa Maria Jatosti. Inviati deIl Giorno si precipitarono a casa di Maria per fotografarla e fecero uscire un articolo sul quotidiano milanese con tanto di foto (vedi foto 2). Notizia che si rivelò totalmente infondata, le bufale girano da sempre. Con Maria ci siamo conosciute durante le riprese e da allora ci siamo frequentate. Maria e Luciano seguirono le riprese del film, più volte vennero sul set, da allora è nato un bel rapporto. E molto bello è anche il film.
Ci sono altri suoi film che toccano la Garbatella?
Sì, c’è n’è un altro con una scena girata in piazza Damiano Sauli, anche se non sono presente in quella scena. Si tratta di “C’eravamo tanto amati” per cui ho ricevuto il premio come miglior attrice non protagonista. Un capolavoro di Ettore Scola con Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores, Stefania Sandrelli e Aldo Fabrizi.
Qual è il suo primo ricordo di uno spettacolo?
Ricordo che papà era amico di Giovanni Amati che era proprietario di un teatro a Testaccio, il Vittoria dove per la prima volta vidi da piccolina un avanspettacolo.
Sua mamma invece di quale zona di Roma era?
La famiglia di mia madre risiedeva in via dei Pettinari, dove ha abitato Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, insomma siamo dei romani.
Anche Alberto Sordi ha un passato alla Garbatella. Cosa le riporta alla mente il grande Albertone?
Con Alberto Sordi eravamo amici, un partner inimitabile, una persona molto generosa, grande professionista e grandi risate. Quando lo invitavo a pranzo non voleva né funghi né pesce: i funghi per la paura che fossero velenosi, il pesce perché non era sicuro che fosse fresco (!).
Un ricordo particolare e poco noto della sua infanzia?
La mia prima comunione. Eravamo nel 1942 e mia madre doveva procurarmi delle scarpe bianche. Capirai, a quei tempi non era facile trovarle, non c’erano proprio, bisognava inventarsi qualcosa. Allora mamma prese due scarpe scompagnate, erano due sinistre, le fece verniciare di bianco e il completo era pronto! Per cui nelle foto si vedono questi due piedi sinistri, ma andò tutto bene: il vestito era bianco, le scarpe pure, erano scarpe di pezza, calzavano bene, il piede andava largo per cui a fine giornata i piedi non facevano male (ride di gusto). Testaccio e Garbatella sono per me luoghi molto vicini nel tempo e nello spazio, evocano dolci ricordi che porto sempre nel mio cuore.





