La commemorazione a via Rosa Raimondi Garibaldi

Una targa ricordo per Primo De Lazzari

Di Ottavio ONO

Garbatella ricorda “il Bocia”, questo era il suo nome di battaglia. Il 19 gennaio in via Rosa Raimondi Garibaldi al civico 42, dove abitava, è stata posta da Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII Municipio, una targa alla memoria del partigiano garibaldino Primo de Lazzari. Sotto una pioggerella intermittente la cerimonia è proseguita di fronte, nel parco di Lega Ambiente, dove è stata piantata una quercia per commemorare il secondo anniversario della sua scomparsa. La scelta dell’albero nasce forse dal libro a lui dedicato “Una quercia sottile”, ritratto collettivo di un partigiano a cura di Serena D’Arbela con i contributi e le testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. “Chi pianta un albero pianta una speranza” diceva così in una celebre frase  Lucy Larcom, poetessa statunitense. Ed era il compito che Primo aveva scelto di affidarsi, trasmettere ai ragazzi, attraverso le testimonianze dei fatti, la speranza che si può cambiare la propria condizione lottando :“Noi, ribelli per amore non per odio, combattiamo per la Giustizia, per la Libertà, per l’Uguaglianza, per una coscienza onesta e responsabile”. Queste cose amava ripetere ai giovani alunni delle scuole superiori e medie durante i suoi incontri,  sui quali suscitava un fascino magnetico, tanta era la sua capacità comunicativa di appassionare al racconto anche generazioni così distanti. Primo de Lazzari, il partigiano comunista, si era trasferito nel 1962 alla Garbatella, dove è vissuto fino al 2016. Ricercatore storico, giornalista, autore di numerosi libri sulla Resistenza, faceva dell’impegno politico e sociale un dovere nei confronti della collettività. Aveva un profondo rispetto della vita, che aveva istintivamente difeso dalla ottusa brutalità dell’oppressore fin da ragazzo, con la sua decisione di partecipare alla guerra di liberazione, rivendicando il diritto ad un futuro di speranza, ad una vita migliore. La sua scelta non fu mai ostentata come un trofeo da esibire, ma rivendicata con umiltà e intelligenza. Chi lo ha frequentato, lo descrive come un uomo gentile, un piccolo grande uomo pieno di coerenza e coraggio. Sono questi, forse, gli elementi propulsivi che lo hanno spinto, insieme ad una grande passione, a proseguire nel suo cammino di impegno e di studio fino a portarlo ad assumere sempre maggiori responsabilità nel suo ruolo di dirigente di partito ed intellettuale. Nella sua vita ha sempre sostenuto il valore della democrazia progressiva, elemento essenziale nel processo sociale per l’affrancamento dei più deboli. Il Bocia direbbe:”Siamo condannati a lottare per sempre poiché il bacillo dell’oppressione, sotto qualunque forma, non muore mai”.

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