Il concorso “Noi e Dante”dell’Istituto statale Caravaggio Due dei premiati sono ragazzi della Garbatella

Il concorso “Noi e Dante”dell’Istituto statale Caravaggio

Due dei premiati sono ragazzi della Garbatella

“Noi e Dante”, cioè Dante rivissuto con gli occhi di un giovane di oggi: questo è stato il tema del concorso che gli studenti dell’Istituto superiore statale Caravaggio, a Tormarancia, si sono trovati ad affrontare. Concorso che si è concluso a fine anno scolastico con l’assegnazione ai primi classificati di tre borse di studio. I vincitori sono tre ragazzi, due della Garbatella e uno di Tormarancia: prima, Irene Jodice (Garbatella); secondo, Andrea Lo Giudice (Tormarancia); terza, Ilaria Proietti Mercuri (Garbatella). Le motivazioni: Jodice, “per aver colto lo spirito della Commedia di Dante come grande allegoria del peccato e della salvezza ed averla elaborata nella modernità”; Lo Giudice, “per le capacità immaginifiche e la familiarità con le avanguardie artistiche, unite all’abile fusione tra discipline scientifiche, umanistiche e pratiche”; Ilaria Proietti, “per l’uso spregiudicato del vernacolo che l’autrice fa aderire perfettamente alla metrica dantesca e alla attualità”.

A noi è piaciuto particolarmente il lavoro di Ilaria, che ci è sembrato adatto alle pagine di “Cara Garbatella”. Aggiungiamo quindi un nostro premio, la pubblicazione.

Ner mezzo der cammin della mia vita
me ritrovai ‘sto libro fra le dita,
sicuro m’avrebbe demolita!
Più de mille pagine de rime,
solo a guardà er titolo m’opprime!
Ma ‘n curiosita chiaramente
‘n cominciai a legge’ attentamente…
‘Sto Dante nell’inferno se trovava,
creato da Lucifero
che pe’ poco nun se spaccava!
Anfatti, da n’accesa discussione,
nostro signore l’ha scaraventato ner burone.
Intanto l’Alighieri tormentato
scrisse dell’inferno come si nce fossi mai stato.
Qua, artro che bestemmiatori, violenti e ruffiani,
c’avemo Berlusconi, Grillo e Bersani!
Nell’ottavo cerchio i ladri
staveno legati da serpenti,
oggi spaparanzati ‘n parlamento tutti contenti.
Il nostro poeta, dopo aver attraversato
le viscere dell’emisfero australe,
fa ‘n sarto ar Purgatorio
pena purificazione totale.
Fa ‘n saluto a Giotto e a Corso Donati,
becca poi papa Adriano ‘n mezzo agli avari.
“Resistetti ar pontificato pe’ poco più de ‘n mese!”
esclamò Adriano il Ligurese,
“Aaah! Allora è ‘n vizio de voi Papi,
ma che so’ tutti ‘sti abdicati?!”
Ma adesso miei signori ariva ‘r bello,
anfatti ‘n avorta giunti ‘n Paradiso
Dante pare tornato quasi ‘n pischello,
vede Beatrice e je se illuminano l’occhi,
ma nun s’azzitta e parla parla
mica ce prova a baciarla!
Intanto che la guardava er core je tremava,
dentro ar petto c’aveva n ‘macello
che manco ar derby Roma-Lazio
ce starebbe quer bordello.
Lei imbarazzata che pensava:
“Ma che c’avrai tanto da guardà?
Le donne mica staranno solo nell’aldilà!
Anzi, sulla terra so pure più belle,
rifatte, e piene de botulino,
c’hanno più canotti loro de n’bagnino!”.
Ora mio caro Dante te lo devo proprio da di’,
per carità, come poeta sei la perfezione,
ma pure in amore
fattela venì quarche illuminazione!

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