Quel 18 aprile del ‘48 a Ostiense e Garbatella: sconfitto per un pugno di voti il Fronte democratico
di Gianni Rivolta
Il clima alla vigilia delle prime elezioni politiche dopo la Liberazione assunse toni apocalittici già molto prima del 18 aprile. La chiesa intervenne pesantemente nella competizione con una serie di lettere pastorali indirizzate al clero e la costituzione dei Comitati civici guidati da Luigi Gedda, allora vicepresidente dell’Azione cattolica. L’esigenza, espressamente sollecitata dal pontefice Pio XII, era quella di costituire una organizzazione anticomunista per promuovere la fondazione di una “nuova civiltà cristiana”, creare un argine all’aumento dei consensi ai partiti di sinistra e ai movimenti qualunquisti di destra, che si erano espressi nelle elezioni siciliane dell’aprile 1947. Molti ambienti della curia vaticana ritenevano debole la politica centrista della Dc di De Gasperi e ne auspicavano una più netta collocazione su posizioni conservatrici.
Il Pci di Garbatella, guidato dal segretario Mario Sperati, mobilitò tutte le sue forze, dalle pattuglie garibaldine giovanili ai vecchi partigiani dell’Anpi. Inoltre si costituì la Consulta popolare di quartiere, che aderì insieme all’Assemblea delle donne al Fronte democratico. Nelle note delle Questure al Ministero dell’Interno sembrava di essere alla vigilia di una svolta rivoluzionaria: il Pci, pronto al colpo di Stato, avrebbe attivato squadre di militanti del “servizio d’ordine” . Intanto la Polizia, in quelle settimane, avviò un esteso rastrellamento delle borgate e delle campagne in cerca di armi, per addebitarne il possesso ai comunisti e terrorizzare l’opinione pubblica col “pericolo rosso”. A Tormarancio e in alcune grotte sulla via Ardeatina vennero rinvenute mitragliatrici, cassette di munizioni, caricatori, tritolo e cartucce.
Tutti i giorni nel quartiere si tenevano una riunioni di caseggiato e comizi nei luoghi di lavoro. Il Fronte democratico si era costituito a livello di base con l’adesione delle sezioni territoriali del Pci, Psi, Partito d’Azione, Unione donne italiane e altri organismi collaterali. La campagna entrò nella fase più acuta nel mese di aprile. Il giorno 7 Pompilio Molinari , dirigente metalmeccanico, tenne un comizio a Garbatella, Berlinguer a Testaccio e Mazzoni a Ostiense. Qualche giorno dopo alle case rapide parlarono D’Onofrio e Segre. I toni trionfalistici di Togliatti sulle pagine della stampa comunista lasciavano prevedere una facile e schiacciante vittoria. Si andò alle urne e, nonostante il dispiegamento di forze e un grande attivismo dei militanti, la sconfitta fu bruciante. La Democrazia cristiana il 18 aprile 1948 fece il pieno. La Dc era quasi il doppio del Fronte. I dati delle elezioni a Roma per la Camera erano lapidari. Fronte popolare quasi 240 mila voti (27,3%), Dc 455 mila (51%). I risultati evidenziarono l’incapacità della lista con l’effige di Garibaldi di attirare i suffragi dei ceti medi. I deputati comunisti eletti furono 141 e solo 52 quelli socialisti. Il gruppo comunista era il secondo raggruppamento parlamentare dopo la Dc. Una magra consolazione.

Per tornare ai dati romani Il Fdp vinse solo in alcune borgate e quartieri come a Donna Olimpia, Forte Aurelio,Gordiani, Pietralata, Primavalle, Casilina, Quadraro, Ponte Galeria, Magliana, Portuense, Acilia e Centocelle, in qualche caso per poche decine di voti in più. A Ostiense-Garbatella ( non è stato possibile avere dati disaggregati) vinse per un pelo la Dc con 13.542 voti contro i 12.990 del Fronte.





