“Gamer Girl”, il secondo romanzo di Valerie Notari

Una ragazza trasgender alla conquista dell’universo virtuale di League of Legends

di Sandra Girolami

È in tutte le librerie dal 10 ottobre “Gamer girl”, il secondo romanzo di Valerie Notari edito da Mondadori. Scrittrice transgender, ha un grande amore per la Garbatella dove è nata e vissuta e da cui si è allontanata solo negli anni dell’università trascorsi a Milano per la laurea e  a York in Inghilterra per un master in scienze politiche internazionali. Nel 2021 ha pubblicato, sempre con Mondadori, il suo primo romanzo intitolato “Cosplay girl”.  Valerie Notari è, infatti, molto conosciuta nel mondo cosplay italiano per aver rappresentato nel 2014 il nostro Paese all’EuroCosplay e per aver fatto parte due anni dopo del team italiano al World Cosplay Summit di Nagoya.

Esuberante e creativa, ama la scrittura per la quale ha un vero talento naturale, ma è anche appassionata di giochi di ruolo e videogame, soprattutto di League of Legends, che ha ispirato la storia raccontata in questo suo secondo lavoro. È molto impegnata sui social per far conoscere i temi a lei più cari, in particolare i diritti LGBTQIA+.

Alla presentazione di “Gamer Girl”, che avrà luogo lunedì 23 ottobre alle 18,00 presso Industrie Fluviali (via del Porto Fluviale 35), insieme all’autrice interverrà Vladimir Luxuria. Abbiamo incontrato Valerie per una breve intervista ed ecco le sue risposte.

Come è nata l’idea di questo libro e a chi è rivolto principalmente?

 L’idea è nata un paio di anni fa, poco dopo la pubblicazione di Cosplay Girl. All’epoca la trama era molto diversa, ma è rimasta la volontà (e la necessità) di raccontare il mondo del gaming da un punto di vista femminile, con tutto ciò che ne consegue. Il romanzo è rivolto principalmente alla comunità nerd, a chi ama i videogiochi e la cultura pop, ma anche a chi avesse la curiosità di saperne di più. La storia è perfettamente comprensibile anche per chi fosse del tutto a digiuno di gaming.

Ha avuto un significato particolare per la tua vita?

Dire che me l’ha cambiata radicalmente non sarebbe un’esagerazione. Quando ho iniziato a scriverlo non sapevo di essere una ragazza trans e immedesimarmi in Giulia per raccontarne la storia è stato uno dei fattori decisivi nel mio viaggio di autocoscienza. Più mi immergevo nella ricerca e nella scrittura, più alcuni aspetti della mia vita divenivano evidenti. Non è stato facile, ma è come se i miei stessi personaggi mi avessero aiutata in questo percorso, fin quando non mi sono rifugiata tra le Alpi Francesi per concludere la prima stesura e lì ho preso la decisione di fare la transizione.

Chi ti è stato vicino in questo momento? Il tuo quartiere, Garbatella che vivi e conosci da sempre, ti è stata amica?

In quel periodo, solo poche persone lo sapevano. Le mie amiche, i miei amici, la ragazza con cui mi stavo frequentando. Senza di loro non so come avrei fatto. E dopo il coming out, ho avuto l’appoggio anche della mia famiglia e sì, del mio quartiere, dove raramente ho avuto motivo di non sentirmi tranquilla nell’esprimere me stessa.

La prima scena del libro si svolge in un gaming bar, tra “vetrine traboccanti di action figures e librerie colme di manga e manuali di giochi di ruolo”, la protagonista ha una vera passione per i videogames, anche se i suoi genitori, esattamente come molti adulti, temono che possano distoglierla dallo studio e dalla realtà. Cosa ne pensi?

Lo stigma verso i videogames deriva da una narrazione errata e dettata da non poca ignoranza, portata avanti per anni dai media mainstream: stampa, televisione, radio. Al contrario di quello che purtroppo ogni tanto ancora si legge, i videogiochi non rendono violente le persone, non le alienano dalla realtà, in effetti non fanno male a nessuno. Che non significa che non esista il fenomeno della “dipendenza da gaming”, ma come esiste la dipendenza da molte altre cose, e parliamo di numeri comunque molto ridotti. E per molte persone, inclusa me, possono rappresentare un importante supporto in momenti di difficoltà. Come per Giulia in Gamer Girl, giocare mi ha aiutata in alcuni dei periodi più bui della mia vita. Pensate anche solo banalmente al lockdown: senza la mia Play Station credo sarei davvero impazzita.

Che cosa ti aspetti venga fuori dalla diffusione di questo libro?

Spero di riuscire innanzitutto a emozionare chi lo leggerà. Per me la scrittura, le storie, sono soprattutto questo. Con Cosplay Girl, ho ricevuto tanti messaggi di persone che si erano riconosciute nelle vicende di Alice, nel suo percorso, addirittura c’è stato chi mi ha confessato di aver trovato il coraggio di fare coming out grazie al romanzo. Ecco, spero che anche Giulia possa essere un conforto per altre persone queer che attraversano momenti complicati e magari dare loro una mano, attraverso il potere delle parole.

Che cosa hai in mente di scrivere in futuro?

Vorrei tanto scrivere fantasy e fantascienza. Ho in cantiere un paio di idee, adoro lavorare a storie realistiche, ma la forza metaforica della letteratura fantastica è eccezionale e qualcosa con cui mi piacerebbe misurarmi. Sicuramente, voglio continuare a raccontare storie femminili e queer. Perché credo ce ne sia un grande bisogno, dopo anni di stereotipi dannosi, oggi finalmente l’arte si sta liberando. Spero di continuare a far parte di questo meraviglioso movimento.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail