CTO: l’ospedale che non c’è

L’effetto perverso del decreto Polverini sul nosocomio della Garbatella

CTO: l’ospedale che non c’è

Il pronto soccorso solo per patologie osteo-traumatiche. Un avvenire incerto fa temere il peggio. Si allarga la protesta del quartiere, privato di un presidio sanitario essenziale

di Massimo Marletti
Coordinamento CGIL della ASL Roma C

Domenica 30 gennaio di quest’anno.
Via Cristoforo Colombo ore 18. Una persona che svolge la propria attività all’interno del CTO  viene investita a 200 metri dall’ospedale. Arriva l’ambulanza, …..

L’effetto perverso del decreto Polverini sul nosocomio della Garbatella

CTO: l’ospedale che non c’è

Il pronto soccorso solo per patologie osteo-traumatiche. Un avvenire incerto fa temere il peggio. Si allarga la protesta del quartiere, privato di un presidio sanitario essenziale

di Massimo Marletti
Coordinamento CGIL della ASL Roma C

Domenica 30 gennaio di quest’anno.
Via Cristoforo Colombo ore 18. Una persona che svolge la propria attività all’interno del CTO  viene investita a 200 metri dall’ospedale. Arriva l’ambulanza,l’infortunato è trasportato al Sant’ Eugenio, dove vengono prestate le cure del caso, per riportarlo di nuovo qui alla Garbatella intorno alle 23 dove, a distanza di diverse settimane, è ancora ricoverato.
Sembra un gioco. In realtà è l’effetto perverso del decreto Polverini sul nostro ospedale. Cercando di essere chiari, affinché si capisca quello che sta succedendo da due mesi a questa parte nel nostro nosocomio, al CTO esiste un pronto soccorso, ma è solo ortopedico e vale solo per pazienti con determinate e conclamate patologie di tipo osteotraumatiche.

La popolazione che arriva con mezzi propri può tranquillamente usufruire di questo servizio.Tutto ciò che è complesso (vedi incidenti stradali ove esistono serie possibilità di lesioni interne). E questo per effetto del decreto commissariale 80-Polverini ed a seguito di una comunicazione della ASL Roma C inviata all’ares 118, nella quale si preannunciava per il 10 gennaio 2011 la chiusura del pronto soccorso medico-chirurgico dell’ospedale.

Ad onore del vero, ad oggi esiste una sorta di guardia medica, che assicura assistenza anche a tutti quei cittadini che, con propri mezzi, si recassero nell’ospedale della Garbatella per patologie diverse dall’ortopedia. Per queste situazioni, in caso di complicanze e ricovero,  essendo formalmente chiuso il reparto di osservazione breve causa i tagli di posti letto, si provvederebbe ad un trasferimento presso altra struttura.
Siamo in mezzo al guado, quindi.
Non ci e’ dato di capire quanto questa situazione durerà o se magari così sarà per sempre. Capita in tal modo, anche per una disgraziata campagna di disinformazione, che per tutto il mese di febbraio si viaggi su 70 prestazioni di pronto soccorso al giorno con una flessione pari al
23% rispetto al 2010. Ed è evidente che quel 23% in meno viene scaricato su altri ospedali come il San Camillo, il Sant’ Eugenio e il San Giovanni ( che fine ha fatto il promesso pronto soccorso del campus biomedico di Trigoria?) con grosse difficoltà per queste strutture e gravi disagi per la popolazione.
Che ci sia un calo complessivo delle prestazioni, dalla radiodiagnostica (voci sempre più insistenti parlano di abolizione del medico radiologo di notte, di una chiusura tre giorni alla settimana delle attività di tac e risonanza magnetica: e poi qualcuno parla di riduzione delle liste di attesa aprendo il sabato e la domenica! ), a una diminuzione dei ricoveri e delle sedute operatorie, in un quadro complessivo che ci regala un ospedale aperto a pieno regime nei primi giorni della settimana, in determinati orari e specialmente la mattina, ma che si ammoscia nelle ore pomeridiane fino a svuotarsi malinconicamente tra il venerdì e la domenica ( il sabato tutto chiuso, compreso gli ambulatori ortopedici, alla faccia del rilancio).

Siamo ormai nel porto delle nebbie.
Tutto è fermo, come se si aspettasse qualcosa di nuovo, se mai qualcosa di nuovo verrà, senza che nulla o quasi si muova. E così, forse rimane l’unità spinale e con essa qualche posto di neurotraumatologia. Ma allora che fine sarà per la terapia intensiva neurochirurgica, così importante per i decorsi post operatori di quel tipo di paziente e che il decreto Polverini alloca tutta al Sant’Eugenio?
Rimane fermo l’eliporto, mentre l’angiografo in funzione da un anno è tenuto aperto solo grazie alla buona volontà di medici, tecnici, ma specialmente infermieri del CTO e del Sant’Eugenio e già qualcuno parla di smontarlo e trasferirlo altrove.
Ed ancora sempre ferma,malgrado le nostre denunce, la sezione di radiodiagnostica nel poliambulatorio al piano terra, con mammografo, ortopantomografo ( lo strumento che fa le ortopanoramiche), e ribaltabile mai utilizzati, mentre le file di attesa si allungano e il privato si ingrassa.
Via subito la osservazione breve ovvero la medicina, ma forse no, per lo meno non subito , in considerazione del fatto che non esiste alternativa territoriale a questa manciata di posti letto a fronte di una popolazione che si invecchia sempre di più e che si ammala anche per cose che poco hanno a che fare con l’orto-traumatologia.
Si parla di un’attivazione per il Municipio 11 di una sorta di primo soccorso-guardia medica per soddisfare le esigenze del territorio, specialmente per quelle specialità legate alla medicina generale, ma anche qui siamo al parlare.
Sicuramente si avvierà una sorta di collaborazione con l’INAIL ( un ritorno al passato? ), che, stranezze della vita, è vissuta dal personale tutto come una sorta di liberazione e che assicurerà un rilancio di tipo ortopedico all’ospedale, anche se ancora tutto rimane sulla carta.
I tavoli con il sindacato e con le istituzioni sono la sommatoria di tante belle intenzioni, che allo stato dei fatti tali rimangono. E questo quando ormai è già passato un anno dall’insediamento della Giunta Polverini che per ora ci ha regalato solo promesse e molti disagi.
Aspettando profeticamente qualcosa di meglio che verrà, la realtà per noi oggi è molto più cruda: il CTO, malgrado i proclami, sta lentamente morendo. C’è chi lo voleva come il Rizzoli di Bologna, chi come un modernissimo trauma-center (un po’ come… la sora camilla dove tutti la vogliono ma nessuno se la piglia), chi come la governatrice Polverini in piena campagna elettorale ne prometteva un pronto rilancio, che tutti noi, operatori e cittadini, stiamo ancora aspettando.
Rimane una fotografia impietosa.
Un ospedale che inesorabilmente, per responsabilità di tutti i governi regionali che si sono succeduti in questi ultimi 10 anni, sta morendo e che si tiene su grazie alla buona volontà dei tanti medici, tecnici, infermier,ausiliari, operai ed impiegati che ci lavorano con passione e sacrificio.
E’ proprio il caso di rispolverare il vecchio slogan: resistere, resistere, resistere ……. Ma fino a quando?

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 8 – Aprile 2011

 

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail