La morte di Cristian De Cupis. Troppe domande senza risposte

La morte di Cristian De Cupis. Troppe domande senza risposte

Un dramma che ha scosso l’opinione pubblica. Molte analogie con il caso Cucchi.
Un comitato popolare alla Garbatella per sollecitare le indagini

di Alessandra Magliaro

di Angiolo Marroni
Garante dei detenuti della Regione Lazio

 Cristian De Cupis era un uomo di 37 anni che viveva qui, alla Garbatella. Vedendo la sua foto sui giornali molti di noi lo avranno riconosciuto ed avranno pensato all’ultima volta che lo hanno incrociato nelle strade e nelle piazze di questa zona, che è parte di una grande città, ma è come se fosse ancora un paese, per il forte senso di appartenenza che unisce chi vi abita. …

La morte di Cristian De Cupis. Troppe domande senza risposte

Un dramma che ha scosso l’opinione pubblica. Molte analogie con il caso Cucchi.
Un comitato popolare alla Garbatella per sollecitare le indagini

di Alessandra Magliaro

di Angiolo Marroni
Garante dei detenuti della Regione Lazio

 Cristian De Cupis era un uomo di 37 anni che viveva qui, alla Garbatella. Vedendo la sua foto sui giornali molti di noi lo avranno riconosciuto ed avranno pensato all’ultima volta che lo hanno incrociato nelle strade e nelle piazze di questa zona, che è parte di una grande città, ma è come se fosse ancora un paese, per il forte senso di appartenenza che unisce chi vi abita.

Cristian è morto il 12 novembre in un letto del reparto per detenuti dell’Ospedale “Belcolle” di Viterbo, dopo aver denunciato ai medici di essere stato picchiato dai poliziotti al momento del suo arresto, alla Stazione Termini. E’ morto solo, lontano dai suoi amici e dalla famiglia che ha saputo cos’era accaduto solo quando tutto si era, ormai, compiuto.

La vicenda di Cristian De Cupis è finita sulle prime pagine dei giornali italiani perché è stata ribattezzata “il nuovo caso Cucchi”, perché ha fatto impressione che una famiglia fosse tenuta all’oscuro che un suo figlio stesse morendo e soprattutto perché è inaccettabile che oggi, in uno Stato che si proclama “Patria del diritto”, un uomo affidato alle istituzioni possa morire così, fra reticenze e zone d’ombra.

Cristian aveva avuto problemi con la giustizia, mi piace pensare che avesse deciso di voltare pagina: solo quattro giorni prima di morire era andato in un Centro per l’Impiego per ex detenuti e tossicodipendenti per trovare un lavoro: voleva fare il giardiniere.
La mattina del 9 novembre viene arrestato, dopo una colluttazione, alla Stazione Termini per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Portato al Pronto Soccorso dell’ospedale “Santo Spirito” Cristian, che aveva delle escoriazioni alla fronte, riferisce ai medici di essere stato percosso dagli agenti durante l’arresto. Il giorno dopo viene trasferito nella struttura protetta dell’ospedale “Belcolle” dove viene sottoposto a tutti gli esami, compresa una Tac. Il La famiglia, gli amici, il quartiere chiedono verità La morte di Cristian De Cupis Troppe domande senza risposte Un dramma che ha scosso l’opinione pubblica. Molte analogie con il caso Cucchi.
Un comitato popolare alla Garbatella per sollecitare le indagini Al teatro la Cometa va in scena “L’Albergo Rosso” di Gianni Rivolta A pag 3 giorno seguente, il giudice convalida l’arresto e dispone i domiciliari non appena finito il ricovero. Ma la mattina del 12, Cristian viene trovato morto nel suo letto. Secondo i sanitari che lo avevano in cura, le sue condizioni di salute non erano tali da far immaginare una morte tanto repentina.
Sulla vicenda la Procura di Viterbo ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo contro ignoti e, a questo proposito, determinanti saranno i risultati dell’autopsia (cui però non ha potuto partecipare il consulente nominato dalla famiglia) il cui primo responso parla di arresto
cardiocircolatorio e della presenza di alcune ecchimosi e di qualche escoriazione, ma di nessuna lesione di organi interni tali da causarne la morte.
E’ chiaro che questo non basta per scrivere la parola “fine”: i sanitari del “Belcolle” mi hanno personalmente riferito che l’uomo stava bene e che le analisi non mostravano alcuna patologia. Come può un ragazzo così morire d’infarto? Io credo che l’indagine abbia il dovere di stabilire da cosa è stato provocato l’infarto e se qualcuno ne sia stato, direttamente o indirettamente, responsabile.

Ma, al di là di come evolverà l’inchiesta – fondamentale anche per fare quella chiarezza che meritano le migliaia di operatori della sicurezza che svolgono con correttezza e abnegazione il proprio lavoro – è inevitabile che questa storia, comunque una brutta storia, lascia in sospeso molti interrogativi, molte cose che purtroppo non tornano.
Innanzitutto la procedura seguita, certamente discutibile: dall’arresto al trasporto in ospedale a Roma, al successivo trasferimento al “Belcolle” Cristian non è mai passato da una struttura carceraria, non è stato registrato con alcuna matricola, né ha avuto autorizzazioni penitenziarie per il trasferimento.
Il provveditorato dell’amministrazione penitenziaria non ha ricevuto nessuna comunicazione dell’arresto e anche questo è un fatto strano perché normalmente è tra i primi ad essere informato. Perché è stato trasferito dall’ospedale “Santo Spirito” in una struttura sanitaria per detenuti se ancora non lo era? Come Ufficio del Garante stiamo cercando di capire come sono andate veramente le cose ma è un fatto che non siamo riusciti ad avere il referto dell’ospedale Santo Spirito e nemmeno quello di Viterbo.
Fino a che tutti questi lati oscuri non saranno chiariti credo sia un dovere di tutti, cittadini ed istituzioni, dare continuità alla richiesta di giustizia per evitare che, come accaduto altre volte, questa vicenda possa cadere nell’oblio. Per tutelare la memoria di Cristian è anche nato il comitato “Verità e Giustizia”, promosso dagli amici, dai familiari, dal parroco della chiesa di Santa Galla e da alcune associazioni del quartiere.
E’ importante che si arrivi alla verità per allontanare la sgradevole sensazione di trovarsi davvero di fronte ad un nuovo caso Cucchi. Al momento non abbiamo elementi per parlare di coincidenza fra le due vicende; quello di Cristian non è un caso Cucchi ma è innegabile che ci somiglia molto, soprattutto per i non detti, per le reticenze per i punti oscuri.
Certamente questa vicenda ha aiutato ad accendere un faro su questi fatti anche nella nostra Regione. Verità e Giustizia sono valori alti e nobili, che nella vita quotidiana consideriamo ormai come acquisiti. Ma spesso, troppo spesso, siamo chiamati a batterci per difenderli.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 8 – Dicembre 2011

 

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