di Maria Jatosti
Riceviamo e pubblichiamo un articolo della scrittrice e poetessa Maria Jatosti, nostra concittadina per tutti gli anni della sua giovinezza. In occasione del ventennale del Cinema Palladium, Maria ci racconta le sue prime volte al “Garbatella” quando da ragazza inseguiva i sogni delle star americane e le prime pellicole impegnate contro la guerra e la discriminazione razziale. Il ricordo del quartiere ha ispirato molti dei suoi scritti, a partire dal primo romanzo, “Il confinato”, dedicato al padre, maestro elementare, spedito al confino per il suo antifascismo.
A breve uscirà un nuovo romanzo, che andrà ad aggiungersi alla sua già ampia produzione: “Tutto d’un fiato”, “Matrioska”, un libro di filastrocche per bambini, testi teatrali e molte raccolte di poesie. Apprezzata traduttrice di opere straniere, è molto impegnata nell’organizzazione di manifestazioni culturali. (G.R.)
![](https://caragarbatella.it/wp-content/uploads/2024/01/Vasco-Butini.png)
Negli anni Quaranta il Cinema Teatro Garbatella non si chiamava Palladium. Era semplicemente il nostro cinema di quartiere. Quanto al teatro, non ho memoria di attività teatrali di sorta. Forse venne dopo, quando io non c’ero più da tempo. Una mattina d’inverno del Cinquantacinque ero salita su un treno del Nord, via dal quartiere, via dalla Garbatella, via da Roma.
![Cinema Garbatella poi Palladium](https://caragarbatella.it/wp-content/uploads/2024/01/Cinema-Garbatella-poi-Palladium.png)
Il cinema, specialmente quello d’Oltreoceano, noi ce l’avevamo nel sangue, nella pelle, fin dall’infanzia. Le ragazzine della mia età vestivamo come Shirley Temple “riccioli d’oro”, le sorelle maggiori spasimavano per Tyrone Power, soffrivano per Greta Garbo “Karenina”, imitavano Ginger Rogers e Fred Astair. Finita la guerra, tagliate le trecce, allungati i pantaloni, nutriti a pane bianco e scatolette, tornammo al cinema. Inchiodati alle seggiole di legno, sgranocchiando bruscolini, ci lasciavamo sedurre dalle coreografie acquatiche di Ester Williams, imitavamo Rita Hayworth “Gilda”, canticchiavamo i blues di Sinatra e Dean Martin… James Dean e Marlon Brando li scoprimmo più tardi. Cresciuti e fanatici adoravamo i film americani, il teatro americano, i romanzi americani, le canzonette americane, il jazz, lo swing e il boogie woogie. La mattina a Via Veneto sfidando i manganelli di Scelba urlavamo “Giù le mani dalla Corea”, contestando l’America amara di Sacco e Vanzetti, dei Rosenberg, della CIA, del Ku Klux Klan, ma la sera, smessi il lavoro e l’impegno politico, tutti al cinema a battere i piedi nelle cariche del 7° Cavalleggeri di John Wayne, parteggiando per i pellirossa o a trattenere il fiato con i thriller di Hitchcock, mentre il bacio di Cary Grant e Ingrid Bergman ci faceva cercare la mano di chi ci era accanto nel buio.
Passioni. Cinema. Politica.
Ne avevo da poco compiuti Diciannove quando, in occasione delle prime elezioni politiche dell’Italia Repubblicana – 18 aprile 1948 – fui invitata al Cinema Garbatella a rappresentare le “ragazze democratiche del quartiere” nella manifestazione di apertura della campagna elettorale. Da piazza Odorico da Pordenone, primo lotto Incis, dove dal 1942, tornati a Roma dal confino di mio padre comunista, abitavo con la mia famiglia,
c’era un bel po’ di strada per raggiungere il Cinema, e quella domenica il caldo cominciava a farsi sentire. Presi di buon passo da Sant’Eurosia alla Scuola elementare, giù giù fino alla piazza dove girava largo il tram. Quando arrivai affannata, fuori c’era un mare di gente con bandiere e cartelli e, dentro, la sala era già gremita.
Sul palco, dietro un grande tavolo coperto di rosso, tre o quattro compagni, tra cui Vasco Butini, segretario–metalmeccanico, parlottano infervorati. Una compagna anziana guarda il soffitto e fuma. Chissà cosa pensa… Ed io. Eccomi qui, di fronte a duemila persone. Vedo mio padre, seduto in prima fila, teso, la testa reclina da un lato e gli occhi stretti di quando fa il maestro in cattedra. Nelle orecchie mi ronzano le parole dell’annuncio… Diamo il benvenuto a una giovane sostenitrice del Fronte Popolare e della Lista n.1, Vota Garibaldi. Sono io: è il mio momento. Afferro con tutt’e due le mani l’asta del microfono. “A nome delle ragazze democratiche del quartiere, eccetera eccetera”… La voce mi viene dalla testa, ma ce l’ho fatta, sto parlando… La sala mi fissa attenta, a tratti qualcuno qua e là applaude, qualcuno grida “Brava compagna!”. Ora le parole arrivano da sole, erompono come un torrente in piena. Quando scroscia l’applauso e vedo sul viso sciupato gli occhi chiari arrossarsi di commozione, mi vengono le lacrime.
Dopo arrivarono tutti a dirmi brava, complimenti… Ma tu chi sei, non ti ho mai vista, da quant’è che sei iscritta…?
Non sono iscritta…
Non ero iscritta. Avevo in tasca la tessera delle Brigate garibaldine, quella dei Comitati per la Pace, quella dell’URI, Unione Ragazze Italiane, ma nel Partito non c’ero ancora entrata.
![Poster politici](https://caragarbatella.it/wp-content/uploads/2024/01/Poster-politici.png)
Non ha senso! Cosa aspetti? il nemico è potente e agguerrito e abbiamo bisogno di forze nuove… Tu, che parli bene, che hai le parole che colpiscono e arrivano al cuore, puoi svolgere un lavoro prezioso, specialmente tra le masse femminili arretrate e soggette alla Chiesa… ma anche nella difficile realtà sociale delle borgate come Tormarancia. La sai Tormarancia?
Vuoi dire Shangai? Figurati, non è lontano da casa mia, oltre i prati, le case rapide…
Brava. Lì c’è tanto da fare. E in provincia, anche. Il 18 aprile è vicino. Di’, ci verresti a fare il lavoro della provincia con me?
Io, veramente… L’idea c’è, in casa siamo comunisti da sempre. Ma, insomma… devo studiare, prendere il diploma… E poi non credo di essere matura per impegnarmi.
Guarda che nel nostro grande partito la modestia non è una virtù. Il compagno Stalin dice… ma questo te lo spiego un’altra volta. Comunque, per potersi migliorare e andare avanti, per conquistare la rossa primavera, il sol dell’avvenire, essere consapevoli delle proprie capacità è fondamentale, anche dei propri limiti, si capisce… Stasera alla Villetta c’è la Commissione Stampa e Propaganda. Viene un compagno della Federazione. Lo sai dov’è la Villetta, vero?
Figurati! Sono anni che la frequento, insieme ai miei fratelli più grandi. Mia madre dice che abbiamo perso la strada di casa.
Ma allora, lo vedi che ho ragione: ti manca solo la tessera. Dai, Maria, guarda che ti aspetto, è molto importante. Non mancare.
A casa la mamma stava ai fornelli. Com’è andata? chiese senza voltarsi. Un trionfo, risposi orgogliosa. All’inizio mi tremava la voce, è naturale, ma poi è stato come se la folla non esistesse più e che ad ascoltarmi ci fosse una persona sola. Non so spiegartelo, ma era bellissimo… Il segretario dice che sarebbe ora di iscrivermi. Ho capito. Adesso finirai anche tu come i tuoi fratelli. Chi li vede più! Studio, lavoro, famiglia: più niente! Non esiste che la politica. Il partito, il partito, il partito… Tutta colpa di vostro padre che vi ha messo in testa queste idee pazze…
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