Il 30 giugno scorso si è conclusa la missione italiana in Afghanistan, iniziata il 10 gennaio 2002 con la partecipazione alla missione di guerra NATO denominata ISAF (International Security Assistance Force), seguita poi da quella del 2015 Resolute Support.
Ad aprile scorso gli Stati Uniti hanno ufficializzato la decisione ministeriale della NATO: lasciare l’Afghanistan entro l’11 settembre 2021, proprio nel ventennale dell’attentato alle Torri Gemelle di New York.
I risultati di due decenni di guerra sono disastrosi e le missioni fallimentari, con enorme dispiegamento di forze, dispendio di vite umane con il solo risultato di lasciare la popolazione afghana nelle mani dei talebani e in collasso economico. L’Italia ha impiegato circa cinquantamila persone, con 53 militari morti e oltre 700 feriti, spendendo circa 9 miliardi di euro. L’Afghanistan in questo momento è un paese in seria difficoltà, con la maggioranza delle persone che vive al di sotto la soglia di povertà, spaventata e in costante tensione. Le immagini dell’aeroporto di Kabul e dell’ultimo attentato sono scioccanti e rattristano. Migliaia di persone che scappano per salvarsi la vita, lasciando alle spalle familiari, amici, il loro paese e forse anche la speranza di poterli ritrovare. In patria hanno lasciato anche documenti, cellulari e tutto il necessario per mettersi in contatto con i familiari.

Molti tra gli afghani scappati sono riusciti a raggiungere con voli speciali l’Italia e 375 sono stati ospitati in tre alberghi dell’Asl Roma 2, dove è stata costituita un’equipe aziendale multidisciplinare (medici ed infermieri afferenti a diversi Servizi-UOC Tutela degli Immigrati e Stranieri, Home Care Covid, Coordinamento drive in e strutture Alberghiere Protette, Servizio Farmaceutico) per la gestione integrata dei bisogni della popolazione ospitata.
Il personale medico si è accertato della loro condizione fisica ed è intervenuto per prestare le cure necessarie, come per chi seguiva già in Afghanistan terapie per alcune patologie anche gravi e che nella fretta di scappare, non aveva portato con sé neanche le medicine necessarie o una donna con gravidanza a termine che è stata aiutata a partorire. Molti sono stati anche i soggetti che si sono sottoposti al vaccino anticovid. È stato attivato un Servizio di mediazione linguistica-culturale gestito dalla Cooperativa CEIS nell’ambito del Dipartimento di salute mentale e dei progetti con finanziamento europeo FAMI.
Non è la prima volta che il nostro territorio è attraversato da una numerosa migrazione di persone afghane. Già a partire dal 2006 e soprattutto nel 2012, alcuni rifugiati si stanziarono con delle tende improvvisate nell’area attigua all’Air Terminal Ostiense. La giunta comunale dell’epoca, guidata da Giovanni Alemanno, ignorò la crisi umanitaria che stava attraversando la città; solo grazie ai volontari e allo spirito di accoglienza del Municipio XI (dal 2013 VIII), con presidente Andrea Catarci, fu costruita, all’interno dell’IPAB San Michele di Tor Marancia, una grande tecnostruttura per accogliere e portare reale sostegno a queste persone. Un’esperienza solidale che vide una grande partecipazione dei romani, un’attivazione che ci auguriamo si metta in moto anche oggi. Intanto notizie poco confortanti continuano a giungerci dall’Afghanistan, una terra di millenaria storia, ricca di risorse naturali di cui il popolo afghano non può godere, costretto a subire la legge dei talebani e l’ingerenza violenta di paesi stranieri tra cui lo stato italiano anch’esso responsabile di questo declino.
Di Giuliano Marotta





