Massimiliano Smeriglio è il candidato di Alleanza Verdi Sinistra alle prossime Europee

dalla Redazione

L’intervista di Cara Garbatella

 

Sabato 8 e domenica 9 giugno siamo chiamati a votare i nostri rappresentanti (76) al Parlamento europeo e lei si ricandida nel collegio dell’Italia Centrale (Toscana, Umbria, Marche e Lazio) non più come indipendente nel Partito democratico, ma con l’Alleanza Verdi Sinistra. In breve può spiegarci questa scelta?

 

È stata una decisione ponderata. Mi ero candidato come indipendente nelle liste del PD durante il periodo di Piazza Grande, di cui sono stato coordinatore nazionale. Questo momento avrebbe dovuto segnare una svolta nella linea politica del partito, aprendolo a diverse sensibilità politiche. Tuttavia, ciò non è avvenuto. Dopo le dimissioni di Zingaretti, seguite da polemiche e conflitti interni, è regnato solo il silenzio.

Ancora oggi, persiste una mancanza di dinamicità determinata da logiche territoriali autoreferenziali, sempre le stesse. A un certo punto ho dovuto constatare con disappunto l’indifferenza verso il lavoro svolto e l’imbarazzo per le battaglie ambientaliste e pacifiste condotte in Europa in questi anni.

Ho preso quindi la difficile decisione, in coerenza con il mio percorso e le mie posizioni parlamentari, di abbandonare la delegazione del Partito Democratico per dedicarmi al consolidamento di un’alleanza a favore della giustizia climatica e sociale, e per promuovere un’Europa promotrice della pace. Nel tempo, la distanza su questioni fondamentali, come la transizione ecologica e la guerra, si è accentuata.

Neanche nel mio ruolo di Coordinatore S&D della Commissione Cultura c’è stata un’interlocuzione con la leadership del partito.

Il tema centrale ora è come ricostruire la credibilità. Nel panorama del Campo democratico, manca una discussione approfondita sul profilo politico-culturale e programmatico. Non c’è stata una riflessione critica sui dieci anni di governi tecnici e di unità nazionale, che hanno profondamente modificato il Paese, favorendo l’ascesa della destra estrema.

Ho votato contro il ritorno al vecchio Patto di Stabilità pre-pandemia, che soffoca persone e enti locali, insieme al Partito Verde Europeo e alla Sinistra. In diverse occasioni ho preso posizioni diverse da quelle del Pd, ad esempio riguardo al massacro di Gaza, la guerra in Ucraina, la corsa al riarmo di 27 Stati, la centralità delle questioni ecologiche e il garantismo, oltre alla pericolosa equiparazione tra fascismo e comunismo.

Nel frattempo AVS è diventata un punto di riferimento per numerose reti, vertenze, conflitti territoriali ed esperienze di governo, come quella di Roma con Gualtieri. La mia scelta è principalmente politica. Voglio ripartire dai concetti fondamentali: giustizia ambientale e sociale, alleanza per il clima, lavoro e reddito al tempo dell’intelligenza artificiale e della predominanza delle piattaforme, difesa del pianeta, gestione limitata delle risorse e loro redistribuzione sociale. E infine, il reddito universale, considerando la contrazione del lavoro e la crescente diffusione del lavoro precario.

Le elezioni europee si caratterizzano per il sistema di voto proporzionale. La frammentazione delle liste preoccupa sempre il popolo della Sinistra. Pensa che l’Avs possa superare la quota di sbarramento del 4% a livello nazionale, che consentirebbe di eleggere dei rappresentanti senza disperdere voti?

Nelle elezioni europee il sistema elettorale è proporzionale. Non esiste il tema delle coalizioni o del cosiddetto voto utile. Le persone saranno libere di esprimere il loro orientamento. I sondaggi al momento sono positivi, e i risultati delle elezioni in Sardegna incoraggianti. AVS può proporsi come un polo attrattivo della sinistra pacifista, antifascista ed ecologista. Con il contributo che potremo dare io, Mimmo Lucano e altre candidature autorevoli nei vari collegi penso che potremo farcela.

Su quali tematiche principali baserà la sua campagna elettorale?

In tutta Europa assistiamo ad una avanzata delle destre sia sul piano comunitario con 12 leader nazionali fra destra estrema e moderata con una forza nelle istituzioni comunitarie sempre più a vantaggio del Consiglio, delle singole nazioni rispetto al Parlamento. Abbiamo avuto avvisaglie importantissime in questo senso nell’ultimo anno: il voto sui pesticidi, quello sul nucleare, quello sugli imballaggi e quelli sul cessate il fuoco a Gaza.

E’ dunque la destra che unifica un campo mettendo insieme il negazionismo climatico ad un’agenda che non è certo un’agenda di pace. I valori della destra vanno dunque dall’avversare l’agenda green ad un’idea di Stato di diritto neocoloniale. Una destra razzista, suprematista, guerrafondaia, omofobica, nazionalista, fossile, patriarcale, autoritaria.

Noi dobbiamo avere il coraggio di costruire un’agenda non temperata ma totalmente opposta, capace di muovere una reazione anche emotiva dei cittadini che il 9 giugno devono scegliere in quale Europa vivere. Io penso che noi dobbiamo lavorare per un’Europa comunitaria, parlamentare, una comunità che possa svolgere il ruolo di agente diplomatico di pace. Un’Europa che rilanci l’agenda green, che sia femminista, ecosolidale. Un’Europa antifascista, solidale accogliente. Un’Europa di Pace.

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