Le donne in difesa del diritto a una maternità responsabile
Incontro alla Villetta a sostegno della validità della Legge 194
di Lorenza Guidaldi
Legge 22 maggio 1978 n.194, art.1: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. Ed è proprio in virtù di questo principio, …..
Le donne in difesa del diritto a una maternità responsabile
Incontro alla Villetta a sostegno della validità della Legge 194
di Lorenza Guidaldi
Legge 22 maggio 1978 n.194, art.1: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. Ed è proprio in virtù di questo principio, e di tutto il gran parlare che se ne fa intorno, che è nata l’esigenza, anche
nel nostro Municipio, di fare chiarezza sulla legge 194, oggi più che mai al centro all’attenzione. Quindi il 22 gennaio, alla Villetta, si è tenuto un incontro coordinato da Paola Angelucci, presidente della Commissione Cultura in Municipio, con la partecipazione di Cecilia D’Elia, assessore alle Pari opportunità del Comune di Roma. Presenti anche varie realtà del territorio e non: rappresentanti della Banca del Tempo, del Coordinamento Romano per la 194, sindacaliste.
In un alternarsi di testimonianze ed opinioni, il fine comune è stato quello di tornare ad essere presenti, proprio in quanto direttamente coinvolte e quindi non “uniche ma ultime” (come ha ribadito l’assessore D’Elia) a decidere su tematiche importanti. Nel suo intervento conclusivo ha sottolineato l’importanza della legge, frutto di una grande mediazione politica (fu scritta anche da cattolici) e sulla spinta di un grande movimento di masse, femministe e non.
Nel 1978 l’approvazione di questa legge significò un grande atto di fiducia nei confronti delle donne; si veniva dall’aborto clandestino, dalla maternità come destino e non come scelta ed oggi è attuale e importante come allora. La D’Elia ha concluso ribadendo la necessità di rilanciare i consultori, che sono a sostegno delle donne, per accompagnarle nelle loro scelte.
La legge 194 attualmente è una questione fondamentale soprattutto quando a voler decidere su temi esclusivamente femminili sono uomini (giornalisti) e la Chiesa. Ci si erge a paladini di una “giustizia” ipocrita, fatta soltanto di luoghi comuni e qualunquismo, senza neanche voler considerare l’idea che, magari, non sempre si è “adatti” a giudicare, prendendo posizioni radicali che prescindono da ogni possibile confronto.
La Chiesa torna a tuonare in difesa della vita, giudicando assassine le donne che ricorrono all’aborto, così come difese la vita di Piergiorgio Welby, “colpevole” di non voler più vivere (?), negandogli il funerale cattolico.
Allora qui vorremmo fermarci un attimo a riflettere: ma si pensa veramente che una donna ricorra all’aborto con tanta facilità e leggerezza? Ma chi può arrogarsi il diritto di fare una simile affermazione? Certamente non chi ha vissuto questa dolorosa esperienza, ma chi ogni giorno annuncia proclami assoluti e detta i parametri di una vita “perfetta”.
Perché la Chiesa si ostina ad interferire nelle questioni personali e non prende mai posizione sulle vere catastrofi umanitarie ed ambientali? Perché condanna senza sapere o conoscere e non condanna palesi ingiustizie e scandalose iniquità?
Perché nega un funerale ad un uomo che ha deciso per la “sua” vita e celebra le esequie dei mafiosi, per esempio, con tutti gli onori? Chi crede che Dio accoglierà in paradiso: un uomo che dopo anni di sofferenza ha deciso di dire basta alla sua vita, oppure chi si è macchiato di crimini orribili ma aveva sempre la Bibbia in tasca? E perché condanna chi, tra dilanianti dubbi e sofferenze, non se la sente di relegare un innocente magari a una sopravvivenza anziché a una vita vera, e tace sui drammi del mondo, dove i bambini sono segnati per sempre? Pensiamo al reclutamento dei bambini soldato; alle vittime dei pedofili, che talvolta sono sacerdoti; ai violentati per turismo; agli elemosinanti che si aggirano tra i turisti intorno a San Pietro; ai bambini nati da stupri, nei paesi in guerra e tra la pace delle nostre case; ai bambini nati vegetali che da grandi vivranno forse abbandonati in istituti; ai nati malati di AIDS che non hanno accesso alle cure perché troppo poveri; a quelli che semplicemente moriranno di fame e non vedranno mai lo sfarzo del Vaticano. Per questi bambini non sentiamo parole di sdegno, sono gli invisibili, gli inesistenti, quelli per i quali non si muove mai nessuno. La natura ha dato alle donne la capacità più importante in assoluto e il legame che unisce una madre ad un figlio è così profondo ed unico da non avere uguali; è un fatto imprescindibile da ogni discussione, da ogni pretesa di dare lezioni (figuriamoci poi da uomini!). La legge 194 è stata approvata per sancire tutto questo e oggi, come non mai, è un punto di riferimento. Se venisse letta con attenzione vi si troverebbe semplicemente la coscienza di una maternità responsabile e non la possibilità di andare ad ammazzare un essere vivente con grande leggerezza, come fanno ad esempio tanti paesi “cattolici” che ricorrono alla pena di morte.
La lotta che ha portato all’approvazione della legge è stata lunga ma alla fine le donne hanno capito che potevano avere dalla loro parte le istituzioni e le strutture sanitarie e che non era più possibile andare a farsi macellare in situazioni clandestine.
Periodicamente, da trenta anni ad oggi, c’è chi rimette in discussione la legge, la si vuole cambiare, abolire e allora è importante far sentire la voce forte delle donne. Concludendo, ci permettiamo di dare un consiglio alle più giovani: riappropriatevi delle lotte e delle conquiste fatte prima dalle vostre nonne e poi dalle vostre mamme; fate sentire anche la vostra voce, siate protagoniste del vostro tempo; leggete la storia e soprattutto la storia delle donne. In ognuna di voi c’è un po’ di loro e se oggi ci siete forse è grazie a loro (e anche un po’ alla 194).
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 5 – Marzo 2008





