A settembre l’avevamo lasciata sporca e abbandonata, con un progetto di riqualificazione dal titolo ispirato di “La città della gioia”. Sporca e abbandonata lo è ancora, ma l’iter di recupero sta procedendo. Stiamo parlando dell’ex Fiera di Roma, lo spettro di cemento delle dimensioni poco rassicuranti di 7 ettari e mezzo che per quasi vent’anni è rimasto inutilizzato tra via Cristoforo Colombo e via dell’Arcadia.
A gennaio 2025 si accenderanno le ruspe per la rimozione dei vecchi capannoni e la bonifica dell’area – questa l’assicurazione dell’amministrazione municipale, che lunedì 16 dicembre ha riunito la Commissione lavori pubblici per fare il punto sulla delicata questione.
Il piano urbanistico vincitore, presentato lo scorso 13 settembre, prevede circa 35.000 metri quadrati dedicati all’edilizia residenziale di cui il 20 per cento riservato ad housing sociale (appartamenti a canone vincolato). Ai servizi sono dedicati 10.000 metri quadrati e altri 25.000 saranno occupati da giardini e verde pubblico. Si attende ancora l’arrivo dei progetti esecutivi. A settembre, il sindaco Gualtieri assicurava che la posa della prima pietra è prevista per il 2026.
Numero di nuovi residenti, traffico e parcheggi
Due novità sono emerse lunedì 16 durante la Commissione che ha visto la partecipazione di Pietro Menichelli del dipartimento urbanistica e Fabio Martellino dell’assessorato ai lavori pubblici, oltre al minisindaco Amedeo Ciaccheri e all’assessore municipale Luca Gasperini. Prima di tutto, una stima degli abitanti che confluiranno nel nuovo quadrante: in circa tredici palazzine, che per altezza non supereranno gli edifici in via dell’Arcadia, andranno a vivere non più di quattrocento persone.
Se i cantieri ancora tacciono, da mesi si fa invece sentire il malcontento di alcuni residenti. I cittadini – anche nel corso della presentazione pubblica del masterplan vincitore – lamentavano il futuro aumento di macchine, prevedendo forse code chilometriche ai semafori e parcheggi in terza o quarta fila ad almeno una decina di isolati da casa. Non dimenticando che nella vicinissima piazza dei Navigatori sorgeranno anche degli imponenti palazzi, adibiti ad alloggi di lusso.
Insomma, uno scenario apocalittico causato proprio dalla “città della gioia”, nome a dir poco eufemistico per chi conosce bene gli ingorghi romani e il traffico fuori controllo dell’ora di punta. Ma lunedì scorso è emerso un elemento candidato a placare gli animi. Verranno costruiti diversi parcheggi: sia sotterranei, con un numero di posteggi sufficiente a servire tutti i nuovi residenti, sia raso terra, per offrire posti auto anche ai fruitori dei nuovi servizi, tra cui un asilo nido e vari spazi dedicati ai giovani fino ai 18 anni.
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Via dell’Arcadia, limiti di velocità
La seconda novità riguarda via dell’Arcadia, che sarà oggetto di radicali interventi finalizzati a trasformarla in una sorta di “boulevard” a traffico rallentato, coperto di verde: elegante anticamera alla fascia di giardini che sorgeranno sulla futura città della gioia, attuale terra di nessuno. Altra notizia sul fronte della mobilità: nel nuovo quadrante saranno attivi limiti di velocità di 30 chilometri orari. Un ritratto in miniatura della politica capitolina: a inizio anno il sindaco Roberto Gualtieri aveva dichiarato di voler raggiungere il numero di settanta nuove zone 30 nel territorio cittadino, a cominciare da quella in via Ratto delle Sabine inaugurata a fine gennaio.
Per ora è tutto. Il sequel dell’interminabile telenovela – o forse sarebbe meglio prendere a prestito il titolo di un celebre film: la storia infinita – dell’ex Fiera di Roma finisce qui. Ma in attesa della pubblicazione del concorso per i progetti esecutivi, si levano i primi auspici da via Benedetto Croce. “Mi piacerebbe che le nuove attività che sorgeranno nell’area siano accessibili alle persone con disabilità” commenta la consigliera Simonetta Novi (lista Calenda). “Nel Municipio VIII si dà grande enfasi ai progetti rivolte ai giovani, ma sempre caldo resta il tema dei ragazzi disabili che, soprattutto dopo la conclusione del percorso di studi, hanno pochissimi servizi rivolti alle loro necessità”.
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