Ci ha lasciato Elisabetta Di Renzo esempio d’impegno politico e cura della famiglia
Elisabetta, una vita piena, carica di passione civile
Anche Elisabetta ci ha lasciati, avrebbe compiuto 90 anni il prossimo gennaio. In un primo freddo pomeriggio di dicembre l’abbiamo salutata nella chiesa di San Francesco Saverio insieme ai figli Roberto, Gianni e Sandra, ai parenti e agli amici che l’hanno conosciuta in questa lunga vita. Una vita piena, vissuta tra la cura della famiglia e l’impegno politico e sociale nel quartiere.
Elisabetta Di Renzo è una delle figure femminili che hanno lasciato il segno alla Garbatella.
Ce la ricordiamo negli anni Settanta con le donne della Villetta e della sezione socialista nelle lotte per i decreti delegati e la democrazia nella scuola. E poi ancora in prima fila nella campagna per il divorzio e la Legge 194, che sfociò nell’apertura del consultorio familiare di Via Montuori e la sua gestione da parte dell’Assemblea delle donne.
A noi Elisabetta piace ricordarla così, con quel viso dolce e una grande carica di passione civile, che esprimeva nei suoi interventi. Non andava mai fuori le righe, ma era sempre critica e determinata, alcune volte anche scomoda per gli ortodossi dirigenti locali del Pci. Insomma era una combattente dai modi gentili e amabili, ma allo stesso tempo sapeva essere acuta nel dibattito politico e intransigente nei principi.
Fin da giovane si era avvicinata all’Udi (Unione donne italiane), l’organismo che nel primo dopoguerra raccoglieva le militanti più impegnate del Pci, del Psi e della Democrazia cristiana.
Aveva seguito Giglia Tedesco, Marisa Rodano, Nadia Spano, Leda Colombini, dirigenti nazionali del partito comunista, nella campagna elettorale per la Costituente e per estendere il voto alle donne.
Insieme a Felicetta Greco, Vera Polimanti, Vanda Della Ciana, Concetta Rizza, Neda Solic e le altre donne comuniste della Garbatella era stata sempre in prima fila nelle delegazioni all’Iacp o al Comune di Roma per protestare contro l’aumento dei fitti delle case popolari, per rivendicare
l’erogazione dell’acqua, per risolvere il problema degli sfollati che occupavano la Cesare Battisti e consentire ai bambini del quartiere di tornare a scuola. Non si risparmiava, insieme alle altre donne, nella preparazione dei pasti caldi in Villetta e nel sostegno agli uomini che facevano gli scioperi alla rovescia. Era un modo di lottare fattivamente contro la disoccupazione e rivendicare il lavoro, imbracciando pale e picconi per la sistemazione delle strade e dei marciapiedi, cumuli di terra per anni rimasti incompiuti .La sua famiglia venne alla Garbatella al lotto 28 alla fine degli anni Venti. La mamma gestiva un banco di verdura al mercato rionale, che in passato si faceva a Piazza Pantero Pantera. Sposò Mario Pistilli, un operaio edile comunista, protagonista delle lotte popolari e democratiche nella città e alla Garbatella, con cui andò ad abitare al lotto 60, nella zona degli Alberghi. Oggi noi tutti la ricordiamo con affetto e la porteremo sempre nel cuore.
Gianni Rivolta
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 9 – Dicembre 2012
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