Dal Portico d’Ottavia a Garbatella

Una targa ricordo di Vittorio Sacerdoti e Giuseppe Rizzi medici del Fatebenefratelli

Vittorio Emanuele Sacerdoti e Giuseppe Rizzi: due medici che sono rimasti nel cuore degli abitanti della Garbatella.Oggi,nel 77° anniversario della deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma, è stata scoperta una targa alla loro memoria. Alla manifestazione che si è tenuta in via Roberto de Nobili 11, dove negli anni Cinquanta il dottor Sacerdoti aprì uno studio medico, hanno partecipato Massimo Finzi delegato alla memoria della comunità ebraica di Roma, Amedeo Ciaccheri presidente dell’VIII municipio, l’assessora Michela Cicculli e alcune famiglie ebraiche del quartiere. Proprio da Settimio Limentani e da Rina Perugia sono state raccontate le storie più commoventi di quei terribili giorni dell’ottobre del 1943 e la grande solidarietà degli abitanti della Garbatella, che li hanno nascosti, sostenuti e sfamati durante i nove mesi di occupazione nazista della città. Ma chi era Vittorio Sacerdoti?Era un medico di religione ebraica che esercitava nel nosocomio di Ancona.A seguito delle leggi razziali fu espulso dall’ospedale e dovette rinunciare alla professione.

Grazie all’interessamento di un parente e del primario del Fatebenefratelli dottor Giovanni Borgomeo, antifascista, nel 1941fu chiamato a collaborare presso l’ospedale dell’isola Tiberina. Quì sotto falso nome lavorò con dedizione insieme ad altri colleghi e salvò tante vite di ebrei nascosti nel famoso “reparto del morbo K” . Si trattava di una malattia e di un virus inventato dai dottori Adriano Ossicini e Giovanni Borgomeo per ricoverare sotto falso nome ebrei e polacchi; questi restavano qualche giorno fino a quando da una tipografia non arrivavano clandestinamente falsi documenti di identità che permettessero la fuga dopo essere stati dichiarati morti con il loro vero nome.Naturalmente i tedeschi si guardavano bene di entrare in quel reparto per paura di essere contagiati.

di Gianni Rivolta

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