Un attacco ai consultori
Reagiscono le donne
Contro la proposta di Legge regionale dell’on.Tarzia
di Luciana Abate
Giovedì 25 ottobre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il piazzale di fianco alla sede della Regione Lazio era affollato di donne giovani, meno giovani e non più giovani, che, con vistosi ciuffi di prezzemolo su petti, giacconi, cappotti e cartelli, lanciavano un duro NO alla proposta Tarzia sui consultori familiari, percepita come vera e propria violenza istituzionale contro le donne.
Le più arrabbiate erano quelle come Elisabetta, Loreta, Wanda, Gabriella, Leandra ed altre donne della Garbatella, che si erano barricate nella sala consiliare della Circoscrizione, trascorrendovi notti insonni per ottenere la prima sede di un consultorio territoriale, dopo la legge istitutiva n. 405 del 19’75 e quella regionale n.15 del ’76.
L’on. Olimpia Tarzia, già nel 2005, aveva provato a proporre un “rilancio del ruolo dei consultori familiari” alla luce dei cambiamenti presenti nella società, ma le donne si erano coralmente sollevate con un sonoro “giù le mani dai consultori” che deve aver creato qualche turbamento allo Storace di allora, pronto a ricandidarsi per la presidenza alla Regione Lazio. Così non se ne fece nulla.
Fu il centrosinistra a vincere le elezioni di allora, con Marrazzo, e a perderle di recente come ben si sa.
Inesorabile, con il rientro alla Regione del centrodestra, arriva la nuova “Proposta di legge regionale sui consultori” n. 21 del 26 maggio 2010, con prima firmataria Olimpia Tarzia, seconda firmataria Isabella Rauti, cui seguono altre 37 firme: l’oggetto è “Riforma e riqualificazione dei consultori familiari.”
La Consulta dei Consultori familiari di Roma si riunisce ed elabora un’attenta analisi della proposta Tarzia rilevandone aspetti positivi, pochi e sempre con riserva, e punti di criticità, numerosissimi. Per esempio, vi si riconosce la famiglia come soggetto politico, ma solo “la famiglia naturale fondata sul matrimonio” escludendo tutte le altre forme di famiglie che sono ormai realtà consolidata, o che aspirano ad esserlo. La Consulta stessa, dopo le assemblee pubbliche che si sono svolte in molti luoghi della città , dà vita a un’ Assemblea permanente delle donne contro la proposta Tarzia, presso la Casa Internazionale delle Donne.
Viene lanciato un appello ed una raccolta di firme per chiedere il ritiro della proposta Tarzia e per un impegno della Giunta e del Consiglio regionale ad adoperarsi per il rafforzamento degli attuali consultori e per la piena attuazione della legge in vigore.
Donne singole e gruppi di donne del variegato mondo dell’ associazionismo aderiscono all’iniziativa e si sollevano contro la proposta Tarzia che determina la cancellazione di “un patrimonio pubblico frutto di lotte e di conquiste sociali e civili delle donne”, negandone l’autodeterminazione e la responsabilità personale; che sposta ingenti risorse economiche a favore di soggetti privati che si propongono obiettivi diversi da quelli di una struttura pubblica che si rivolge a tutte/i nel rispetto delle sensibilità singole.
In concreto si chiede che i Consultori possano continuare ad essere un punto di riferimento per le donne italiane e per le nuove cittadine provenienti dai mondi delle migrazioni: per le loro famiglie; per il sostegno alla genitorialità; per consulenze psicologiche con sostegno psicoterapeutico individuale e di coppia , ma anche rivolto alla fascia adolescenziale.
Che possano avere risorse adeguate per poterlo fare bene: risorse economiche, di personale formato, di strutture predisposte ad accogliere (1 consultorio ogni 20.000 abitanti). Che si confermi il carattere di struttura pubblica dei consultori e del loro personale, ed il carattere di laicità a garanzia del rispetto delle diversità culturali e delle diverse sensibilità. Che non venga abrogata la Legge regionale 15 del ”76.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 7 – Dicembre 2010





