Era un ebreo polacco di 43 anni rimasto per anni tra gli otto martiri non identificati
Venerdì 24 marzo 1944, una data che resta nella memoria e nel cuore di tutti gli italiani ed in particolare dei romani. Quel giorno 335 esseri umani vennero barbaramente trucidati alle Fosse Ardeatine dalle SS naziste che occupavano Roma.
Stavolta non ci soffermiamo sulla storia di quell’eccidio che dovrebbe essere risaputa e conosciuta da tutti. I poveri resti di quelle persone oggi sono custoditi, come tutti sappiamo, nel Mausoleo di via Ardeatina.
327 di loro nel tempo sono stati identificati grazie a registri, testimonianze, reperti. Per otto invece non si è riusciti a abbinare i resti mortali ad un nome.
Quindi da un lato i nomi degli otto ultimi martiri non erano sconosciuti ma dall’altro non si sapeva a quale nome corrispondessero quelle ossa piuttosto che quelle altre.
Nei giorni scorsi grazie al lavoro del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti avviato nel 2010, con il supporto del RIS dell’Arma dei Carabinieri e del Laboratorio di Antropologia dell’Università di Firenze e con la collaborazione dell’Anfim (associazione familiari delle vittime) e della Comunità Ebraica si è avuta la certezza dell’appartenenza di resti umani non ancora identificati a Marian Reicher anche lui vittima dell’eccidio.
Marian Reicher era un ebreo polacco di 43 anni che venne arrestato a Roma e cadde vittima della rappresaglia tedesca.
Grazie alla comparazione del DNA di David Reicher, figlio di Marian, con i DNA dei resti senza nome si è finalmente riusciti ad abbinare resti e nome per un’altra persona e ora Marian Reicher riposa nel sacello 272.
Il Ministero della Difesa informa che passata l’emergenza della pandemia del coronavirus sarà organizzata una cerimonia al Mausoleo per onorare ufficialmente la ritrovata identità di Marian Reicher alla presenza del figlio David.
Enrico Recchi