Esce in questi giorni nelle librerie “Spettri rossi” (Ed. Iacobelli), un romanzo di Gianni Rivolta giornalista e scrittore di vari saggi sul quadrante sud della Capitale, che da tanti anni collabora anche con Cara Garbatella. Lo abbiamo intervistato in Villetta per conoscere com’è nata questa nuova esperienza editoriale, che vede in copertina la foto elaborata graficamente della parete del lotto 12 su via Passino, realizzata da Giancarlo Proietti.
D. Se non sbaglio, dopo diversi saggi sulla storia del nostro territorio, questo è il tuo primo romanzo. Come mai hai deciso di intraprendere questo genere di scrittura?
R. Non lo so perché l’abbia fatto, da tempo ho immaginato questo racconto e mi sono divertito a scriverlo. Volevo mettermi in gioco, muovere dei personaggi in carne ed ossa con i loro sentimenti e le loro passioni, senza tuttavia abbandonare la narrazione storica. Non quella dei vincitori e delle classi dirigenti, ma quella dei perdenti, delle seconde linee e delle correnti minoritarie. Per questo mi sono fatto affascinare dai tentativi insurrezionali degli anarchici alla fine dell’Ottocento a Roma, ma anche dalla presenza nel primo Fascismo sansepolcrista di una corrente esoterica e magica. Non si può definire un romanzo storico anche se il racconto attraversa alcune fasi salienti della storia del nostro Paese, sulle quali però prevalgono forti suggestioni fantastiche che non hanno niente a che vedere con la realtà.
D. E’ autobiografico?
R. No, non è proprio così, anche se il giovane Enrico Novarese, il protagonista, ha percorso un pezzo di strada simile al mio. E poi non mancano riferimenti alla mia terra di origine, la pianura Padana, e alla Garbatella, che mi ha accolto nel suo ventre a soli vent’anni. Roma sud oggi è la mia casa. Qui sono vissuto per più di 40 anni con mia moglie e mio figlio Leonardo, ma è come se non volessi tagliare il cordone ombelicale con le mie radici, con l’odore della nebbia e dei Navigli, con la suggestione delle marcite e delle risaie, delle vecchie cascine lombarde costruite impastando la calce con i sassi del Ticino.
D. Dunque ci sono varie ambientazioni geografiche e il racconto si snoda su diversi piani storici.
R. Sì, come ho già accennato il prologo racconta la storia di un carrettiere romano delle Tre Fontane, diventato anarchico, protagonista nella Capitale degli episodi rivoluzionari della fine dell’Ottocento e della difesa armata contro il nascente fascismo nel 1921. La parte centrale invece è contestualizzata al Nord, ad Abbiategrasso, il mio paese natale in provincia di Milano, dove vive Enrico Novarese, un giovane impegnato nelle lotte studentesche della fine degli anni Sessanta. L ’improvvisa morte di suo padre, vecchio comunista, e la scoperta di una strana fotografia tra i suoi ricordi irromperanno violentemente nella sua vita. Un vortice di accadimenti oscuri e minacciosi lo inducono a cambiare aria. L’epilogo è ambientato a Roma in una Garbatella esoterica, attraversata da una manifestazione di extraparlamentari nel maggio del 1970, dove Enrico è ostinatamente determinato a sciogliere l’enigma che lo tormenta.
D. Una Garbatella esoterica? Spiegaci qualcosa di più.
R. Beh la Garbatella è un laboratorio di stili e di modalità architettoniche, piena di suggestioni e segni inquietanti, come quella specie di tempio in rilievo sulla parete del lotto 12 a via Passino, contornato da raffigurazioni di strani animali o i diavoli ai lati della scalinata di Carlotta. Ecco, ho voluto raccontare una Garbatella misteriosa, andare oltre le mura delle case e del conosciuto inoltrandomi in una storia irreale, in qualche modo ispirata anche al sogno della mia generazione di vedere realizzata la rivincita degli umili e degli oppressi.
La Redazione di Cara Garbatella
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