Da AreaM una nuova prospettiva sulle migrazioni

Incontro, scontro, confronto: le varie implicazioni del concetto di diversità sono il cuore della mostra Sotto lo stesso cielo organizzata da AreaM in via Candeo 18 e visitabile fino al 20 dicembre. Il vernissage ha lanciato ai visitatori un guanto di sfida: riflettere sui temi più brucianti del presente – migrazioni, ambiente, nuove tecnologie – attraverso le chiavi di lettura mai scontate degli artisti. Alle responsabili dell’associazione, Amelia e Luisa Mutti, si sono affiancati sedici pittori e i partecipanti a una vivace tavola rotonda: il giornalista Luca Attanasio, l’avvocata Sabrina Rossi, l’architetta Maria Teresa Cutrì.

AreaM mostra dicembre 2025

Tema della discussione, l’immigrazione: dalla storia delle famiglie dei migranti al ruolo delle architetture urbane nell’accogliere nuove culture, per poi approdare all’iter burocratico dei richiedenti asilo di cui si occupa da anni l’avvocata Rossi. Tra le prospettive auspicate, l’eliminazione del sentimento di pietà paternalistica nei confronti dei migranti “che è la base più sbagliata per costruire una vera convivenza”, come ha chiosato l’avvocata.

Una nuova prospettiva sulle migrazioni

A fare da fil rouge dei tre interventi, la necessità di eliminare preconcetti e narrazioni approssimative. Su questo si batte da anni Luca Attanasio, cronista di lungo corso e attualmente firma di Domani. Come ha ricordato il giornalista, “i dati di Frontex dicono che nel 2024 sono avvenuti circa 300mila ingressi illegali in tutta Europa”. I numeri della guardia di frontiera UE mostrano che gli immigrati clandestini sono una piccola porzione della popolazione complessiva europea: un dato di fatto che ha spinto Attanasio a smontare col suo lavoro la retorica “dell’invasione” e offrire dei resoconti più aderenti alla realtà. “Mettersi in mano dei trafficanti non è una scelta, ma l’unico modo per raggiungere l’Europa per molti abitanti del sud globale” ha sottolineato il giornalista, prima di presentare un suo recente progetto: una serie di interviste a madri, sorelle, figlie di migranti che confluiranno in un documentario.

Attraverso le voci delle donne emerge la fitta rete familiare e affettiva che circonda chi decide di partire, una vera lacuna della rappresentazione europea del fenomeno migratorio. Dopo la prima missione in Gambia nel settembre 2024, a settembre scorso il giornalista ha fatto rotta verso il Mali in collaborazione con Abarekà Nadree, un’associazione che si occupa di emancipazione femminile. Lì sono state raccolte le testimonianze di cinque madri che hanno perso i propri figli nel difficoltoso viaggio per l’Europa. L’obiettivo della ricerca è “mostrare che dietro a ogni immigrato c’è una storia” ha detto Attanasio, perché “negare l’esistenza di una storia personale è il più grande torto che si possa fare a un essere umano”.

Le prossime missioni in Etiopia e Tunisia

La mostra di AreaM ha fatto anche da trampolino di lancio delle prossime iniziative di Attanasio, due viaggi in Etiopia e in Tunisia ancora sulle orme delle famiglie dei migranti. “Cosa pensano le madri aggrappate per mesi a un telefonino che non squilla? Come scorre la vita quotidiana di donne che non conoscono le sorti dei propri figli partiti per dare una mano alle famiglie?” si chiede il giornalista. Dal tentativo di dare una risposta è nato il progetto Mums, una serie di interviste per dare un volto a chi è rimasto a casa e ha atteso per settimane o mesi, a volte invano, notizie dei parenti partiti.

I frutti di questi incontri confluiranno prima in episodi di una serie documentaria, poi in un lungometraggio. Alle missioni in Etiopia il prossimo febbraio e in Tunisia a maggio prenderanno parte, insieme al giornalista, il video-maker Marco Simoncelli, un mediatore culturale, una traduttrice e un autista. Il tutto finanziato dai proventi di una raccolta fondi, partita l’8 dicembre e raggiungibile al seguente link (https://sostieni.link/39634). Il crowdfunding è stato rilanciato anche oggi 10 dicembre, durante una conferenza su Martin Luther King organizzata nella facoltà di mineralogia della Sapienza in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani.

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