Porta San Sebastiano: la più grande delle Mura Aureliane (parte I)

[Municipium. Storia e Archeologia del nostro territorio. Rubrica a cura di Luca Canali]

Tra le porte che si aprono nei 19 km circa che costituivano la cinta muraria fatta innalzare dall’imperatore Aureliano (270-275) per difendere Roma, la meglio conservata e la più grande è la Porta Appia, denominata poi nella metà del XV secolo “Porta San Sebastiano”.

Una stratigrafia muraria

Prendetevi del tempo e tornate (o andate per la prima volta) a guardate la porta con attenzione e potrete notare ben cinque fasi costruttive:

  1. La porta di Aureliano, due fornici gemelli si aprivano tra due torri (come le altre più importati della cinta). Sopra di essi, un secondo piano con finestre ad arco.
  2. Con il primo rifacimento, le torri vengono ampliate, inglobando quelle precedenti, assumendo una pianta a forma di cavallo e con un rialzamento di un piano. Come controporta, venne utilizzato il preesistente arco, detto “di Druso”.
  3. L’imperatore Onorio (401-402) aggiunge basamenti quadrati rivestiti di marmo.
  4. Successivamente, ci sono alcune sistemazioni interne.
  5. Infine le torri e il corpo intermedio vengono rialzati di un ulteriore piano.

San Michele il guerriero

Entrando nella porta e volgendo lo sguardo sullo stipite di sinistra, noterete un angelo che infilza un drago con una lancia affiancato da quest’epigrafe in latino:

«Nell’anno del Signore 1327, indizione XI, mese di settembre, penultimo giorno, nella festa di San Michele, entrò in città gente straniera e fu sconfitta dal popolo romano proprio qui. Giacomo de’ Ponziani, capo del rione.»

L’evento qui ricordato è la vittoriosa battaglia sostenuta dai Romani guidato da Giacomo Ponziani (la famiglia di Ceccolella, ossia Santa Francesca Romana) il 29 settembre (festa di San Michele) del 1327 contro il re di Napoli Roberto d’Angiò.

Ma le storie che ha in serbo la Porta Appia non sono ancora finite…

Clicca qui per leggere la seconda parte della storia di Porta di San Sebastiano.

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