Il piano urbanistico di Piazza dei Navigatori e l’albergo incompiuto di Via Costantino Una truffa (per la) Capitale Il fallimento di un progetto rilevante per l’intera città Il Municipio: occorrono atti immediati e coraggiosi

Il piano urbanistico di Piazza dei Navigatori e l’albergo incompiuto di Via Costantino

Una truffa (per la) Capitale

Il fallimento di un progetto rilevante per l’intera città
Il Municipio: occorrono atti immediati e coraggiosi

Andrea Catarci
Presidente del Municipio Roma VIII

APiazza dei Navigatori è in corso da parecchi anni una massiccia edificazione. Con quello che si denomina Piano di Riassetto, originato da un Accordo di Programma, ovviamente approvato in deroga alla normale programmazione nei primi anni del Duemila, si concentrano in un fazzoletto di terreno 150.000 metri cubi, che hanno preso la forma dell’edificio alto adibito ad uffici e della piastra più bassa ad uso commerciale. Il Piano prevede un terzo manufatto ancora non iniziato, lungo la direttrice di Via delle Sette Chiese, nonché, dopo la Convenzione urbanistica del 2004, altri 34.000 mc a finalità alberghiera nel vicino Viale Giustiniano Imperatore – Via Costantino.
Al fine di realizzare opere per la collettività ritenute necessarie e di realizzare un grande spazio pubblico aperto in grado di connettere i due versanti di Via Cristoforo Colombo,
anche grazie all’interramento di un suo tratto all’altezza di Via delle Sette Chiese, vista l’impossibilità di coprirne i costi in proprio l’Amministrazione comunale di allora decide di rivolgersi all’imprenditoria privata. Si promuove un concorso internazionale di progettazione, viene selezionato il progetto firmato da Manfredi Nicoletti e si cedono spazi e diritti edificatori alle collegate imprese, di cui le principali sono Acqua Marcia spa, Confcommercio Immobiliare ed Ulisse Igliori spa, con successivo ingresso del Gruppo Mezzaroma . Inoltre si modifica la destinazione d’uso di diverse aree e si incrementa l’indice di edificabilità.
Nell’accordo definitivo, poi, scompare l’interramento della Colombo. I privati si impegnano a realizzare, a fronte dell’autorizzazione per complessivi 184.000 mc, altre importanti strutture urbane, tra cui il sottopasso carrabile nello stesso Viale Colombo, gli impianti di illuminazione di tutte le aree pubbliche, l’ampliamento e l’attrezzatura di aree verdi e pedonali, la riqualificazione di marciapiedi e spazi ad uso collettivo, la costruzione di un asilo nido e di un circolo bocciofilo, oltre un migliaio di parcheggi pubblici. A garanzia dell’adempimento degli obblighi, gli imprenditori presentano 6 polizze fidejussorie dagli importi milionari. Esse però si rivelano presto impossibili da utilizzare, perché non emesse da un “primario istituto di credito nazionale” come prescritto dalla legge. Oltre ad essere illegali, peraltro, tali polizze scadono dopo sei mesi e non vengono rinnovate.
Trascorsi 10 anni dalla sua sottoscrizione, la Convenzione è scaduta ed il risultato ottenuto è stata l’edificazione delle opere private per oltre 130.000 mc. Attualmente in Piazza dei Navigatori fanno bella mostra di sé la struttura commerciale inutilizzata e abbandonata e l’imponente edificio in vetro e acciaio, dichiarato inagibile da una sentenza del Consiglio di Stato del 2012 proprio a causa del mancato adempimento della realizzazione delle opere pubbliche previste. Similmente, in Viale Giustiniano Imperatore svetta un gigantesco edificio, originariamente destinato a finalità ricettive, mai utilizzato, oggetto di occupazioni e saccheggi, il cui stato di degrado è al limite dell’irrecuperabile. Tra le proteste reiterate di Municipio e cittadinanza, però, nessuno dei Sindaci e delle Giunte capitoline che si sono succedute hanno ritenuto di compiere atti significativi, per ora neanche quella attuale.
Eppure delle opere pubbliche che costituivano il presupposto dello scambio non c’è davvero traccia: le relative autorizzazioni non sono mai state neppure richieste.
L’unica realizzazione di (più che dubbia) utilità generale dovrebbe essere rappresentata da un parcheggio, edificato in Piazza dei Navigatori, al di sotto dei futuri negozi, in evidente difformità rispetto a quanto previsto nei progetti e quindi abusivo e comunque di valore assolutamente risibile. Insomma, opere zero a fronte di quelle previste, del valore di oltre 20 milioni di euro.
Non contenti dei danni procurati all’interesse pubblico, alcuni degli imprenditori coinvolti hanno presentato la richiesta di applicazione del Piano Casa per l’ulteriore edificio in Piazza dei Navigatori al fine di aumentarne le volumetrie.
L’iniziativa del Municipio ha sventato il tentativo ed ha di nuovo disvelato la questione per quello che ad oggi è: una truffa (per la) Capitale. I privati provavano anche a più riprese la strada della monetizzazione delle opere pubbliche non realizzate, cioè offrivano soldi al posto dei lavori pubblici. Il primo tentativo in tal senso risale al 2004, quando la proposta che di recente si è riaffacciata è stata respinta perché non prevista dalla Convenzione, visto che il presupposto dell’Accordo era, come già sottolineato, proprio la realizzazione delle opere per la collettività.
L’unica possibilità per perseguire l’interesse collettivo e ristabilire un livello accettabile di legalità è la risoluzione in danno della Convenzione, calpestata dai privati inadempienti, con l’acquisizione da parte di Roma Capitale di parte dei manufatti realizzati, per il valore corrispondente a quanto le imprese dovevano spendere e non hanno speso, con quello stesso rigore con cui si interviene ordinariamente nei confronti dei comuni cittadini e che sembra venir meno di fronte allo strapotere consolidato di potenti gruppi economici. La proposta che il Municipio ha avanzato alla Giunta Marino è di cominciare dall’acquisizione al patrimonio comunale dell’albergo incompiuto di Via Costantino che, vista la carenza di risorse, sarebbe poi da ultimare con un bando, per trasformarlo magari in un Ostello che Roma non ha o in qualche altra cosa si reputi utile e necessaria.
Infine, c’è da ricordare come del caso si stia occupando la Procura Penale di Roma e quella Contabile del Lazio, a seguito delle reiterate denunce mosse tanto dalla Presidenza che dall’Assessore all’Urbanistica del Municipio, Massimo Miglio. In particolare, si stanno accertando le responsabilità individuali di coloro i quali, benché preposti alla vigilanza, hanno consentito il fallimento di un progetto rilevante per l’intera città. Progetto che, come detto, siamo chiamati a recuperare ad un qualche interesse della collettività con atti immediati e coraggiosi, acquisizioni, riqualificazioni, rigenerazioni urbane. Su questa strada, su questi obiettivi, dal Municipio si continuerà a lavorare con la decisione già dimostrata in passato. Con l’intenzione di non arretrare di un millimetro…

Andrea Catarci
Presidente del Municipio Roma VIII

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 11 – Aprile 2015

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