I ricordi di Mauro Sarzi e del padre Otello, burattinai del Partito comunista italiano

di Giorgio Guidoni

“Torno dopo 60 anni dove il nostro teatrino andò a fuoco”

Federico Fellini con Otello Sarzi

“Mi sono venuti i brividi quando ho rimesso piede alla Garbatella. Sono passati più di 60 anni da quella tragica sera del 6 giugno 1958, quando incendiarono il tendone dove mio padre teneva gli spettacoli coi burattini. Io avevo appena 11 anni, mi tirarono fuori semi svenuto e mi portarono al bar Girasole in via Rosa Raimondi Garibaldi, dove mi prestarono i primi soccorsi”. Il ricordo, ancora trepidante, è quello di Mauro Sarzi, classe 1947, ultimo discendente di una famiglia che, sin dalla seconda metà dell’800, ha fatto di quell’arte una missione di vita.” Non ho più avuto notizie della persona che mi salvò- aggiunge emozionato Mauro- ricordo solo che all’epoca lavorava al bar Il Delfino a largo Argentina. Sarebbe una cosa meravigliosa poterlo incontrare per ringraziarlo nuovamente”.

Il piccolo Mario Sarzi con Cesare Zavattini e Mario Riva alla trasmissione televisiva “Il Musichiere”

Quella sera Otello, suo padre, alla guida della Balilla era andato fuori Roma per impegni artistici. Aveva lasciato il piccolo Mauro all’interno della tenda-teatro in via Rosa Raimondi Garibaldi, su un prato nei pressi della Cristoforo Colombo, dove ora insiste il palazzone della Regione Lazio. Mauro stava leggendo un libro a lume di candela, quando si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto. Guardando in alto vide un forte bagliore che non poteva provenire dal cero. Erano le fiamme dell’incendio che aveva completamente avvolto la struttura. Spaventatissimo il ragazzo ebbe la forza di gridare a perdifiato. Fortunatamente per lui, nei paraggi si trovava a passare un abitante della zona che, richiamato dalle grida di aiuto, riuscì ad estrarlo e a salvargli la vita.  Tutto il resto andò in fumo, compreso i 600 burattini coi quali i Sarzi si guadagnavano da vivere. Con quelle marionette, create dalla loro fantasia e dalle loro mani, avevano fatto sognare generazioni di bambini delle nebbiose cascine lombarde ed emiliane. Era tutto finito e chissà quanto ci sarebbe voluto per ripartire.

La notizia ebbe ampio risalto sulla stampa dell’epoca e ci fu una diffusa gara di solidarietà per risarcire la famiglia dell’enorme perdita.

Il papà di Mauro, Otello, fu sempre convinto della natura dolosa dell’incendio a causa della sua appartenenza politica, benché non ci furono mai prove documentate. La sua Balilla, infatti, era stata spesso utilizzata dalla locale sezione del Partito comunista per la propaganda elettorale in occasione delle politiche del 1958, che seguirono quelle della legge truffa del 1953.

Copia del Messaggero Zavattini al Musichiere

Anche Cesare Zavattini, scrittore e sceneggiatore di alcuni capolavori del cinema italiano come Sciuscià, Ladri di biciclette e Umberto D del regista Vittorio De Sica, raccolse l’appello di solidarietà e lo portò, appena dieci giorni dopo l’accaduto, alla popolarissima trasmissione “Il Musichiere”, condotta da Mario Riva. Andò in tv proprio con Mauro che aveva con sé l’unico burattino salvato dalle fiamme. Alla fine dello spettacolo il noto conduttore gli consegnò la somma di 320 mila lire raccolte per aiutarli a ricominciare la loro attività artistica.

I Sarzi non erano semplici burattinai si erano distinti per l’impegno antifascista negli anni bui del ventennio, della guerra e poi avevano partecipato attivamente alla Resistenza. Otello e sua sorella Lucia erano già stati arrestati nel dicembre 1939 e ammoniti per attività sovversiva. Il 26 agosto 1940 fu condannato a tre anni di confino, due dei quali furono scontati a Sant’Agata di Esaro, un paesino calabro sospeso su una rupe dell’alta valle omonima, in un groviglio di montagne coperte da boschi nella provincia di Cosenza.

Durante il periodo della Resistenza collaborarono a più riprese con i fratelli Cervi sfruttando la loro comitiva teatrale viaggiante come base di lotta per incontri clandestini. Alla fine della guerra la loro compagnia di burattini divenne quella ufficiale del Partito Comunista Italiano. Viaggiavano in lungo e in largo su una vecchia Balilla tra i paesini della pianura padana tra l’Emilia Romagna e la Lombardia, proponendo il loro Teatro Popolare giocoso e fuori dal comune, portando tra la gente una ventata di buonumore. E quanto ce n’era bisogno per cancellare i lutti che l’occupazione nazifascista  si era portata dietro!

Finalmente nel 1953, a Chiusi, Otello fondò un teatro stabile. E nel 1957 spostò a Roma la sua opera creativa e innovativa con il “Teatro sperimentale di burattini e marionette” portando in scena testi di Bertolt Brecht, Garcia Lorca e Fernando Arrabal. Il trasferimento nella Capitale era stato favorito dall’interessamento di alcuni dirigenti del Pci di allora, come Giorgio Amendola e Giovanni Berlinguer, che misero a disposizione dei Sarzi alcuni locali della sezione Salario.Nel 1958 si stabilirono definitivamente alla Garbatella in via Rosa Raimondi Garibaldi nella zona delle case Incis. Padre e figlio, con la scritta Sarzi ben visibile sulle fiancate della Balilla, scorrazzava tra le strade del quartiere popolare, facendo spettacoli viaggianti e rendendo felici pipinare di monelli cresciuti nei cortili dei lotti Iacp.

Suo padre Otello, scomparso nel 2001, che aveva lavorato con Federico Fellini e Gianni Rodari dello, amava ripetere: “È più importante uno spettacolo, in cui la gente parla, che un comizio, dove la gente ascolta. Ecco perché amo il teatro dei burattini.”

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