Anche a casa nostra invasione di pappagalli Dopo i gabbiani , le cornacchie e gli storni mancava l’esotico. Tra le specie presenti, il più diffuso è un parrocchetto originario dell’Argentina. Non cinguettano, stridono. Contendono territorio e cibo ai nost

Anche a casa nostra invasione di pappagalli
Dopo i gabbiani , le cornacchie e gli storni mancava l’esotico. Tra le specie presenti, il più diffuso è un parrocchetto originario dell’Argentina. Non cinguettano, stridono. Contendono territorio e cibo ai nostri passerotti

Psittacula krameriNon bastavano i gabbiani e le cornacchie, ci voleva anche l’esotico. La Garbatella, come del resto Roma e più o meno tutte le città italiane, è invasa dai pappagalli.
Da noi ce ne sono in tutte le zone verdi, dal parco di Via Pullino, a quello di Via Magnaghi, a Piazza Brin, al parco di Commodilla e, ai margini del quartiere, nel grande parco Schott, nel parco Fao sulla Colombo, alla Caffarella. Non conoscendo i confini, si sono istallati anche nei parchi privati. Insomma, dovunque c’è verde. Non li spaventa nemmeno il traffico: hanno occupato perfino i rami dei platani della Circonvallazione. Anche se nascosti dal fogliame, se ne avverte la presenza dal loro verso, una specie di stridio che non ha niente a che vedere col cinguettio dei nostri passerotti. In più, ai passerotti, come a tutti gli altri uccelli di piccole dimensioni, contendono il territorio e naturalmente il cibo. Non hanno attecchito al parco davanti all’Oratorio di San Filippo Neri, probabilmente perché qui sono fortemente contrastati dalla numerosa colonia dei piccioni che vi si è istallata.
I pappagalli non sono uccelli migratori, come i merli, i pettirossi, gli storni. No, sono stanziali.
Originari dell’America meridionale, hanno trovato un ambiente a loro adatto nel nostro Paese, comprati da appassionati dell’esotico e poi sfuggiti dalle gabbie oppure liberati quando i compratori si erano stancati di accudirli (come succede d’estate, quando si va in vacanza, abbandonando il cane o il gatto di casa).
Tre sono le specie di pappagalli che sono venuti a stare da noi: il Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri), il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monacus) e l’Amazone dalla fronte blu (Amazona aestiva). Il più diffuso è il Parrocchetto dal collare, facile da riconoscere per il colore del piumaggio verde brillante e con il collare arancione e nero e le zampette grigie, proveniente originariamente dall’Argentina, ma che ormai ha conquistato il diritto di nidificare anche in Italia. Insomma non è più un clandestino. Sono, i nostri, tempi di globalizzazione e di emigrazione, per gli uomini ma, a quanto pare, anche per gli animali. Si pensi a tutte le razze di cani esotici, di pesci per gli acquari, di gatti, di tartarughe d’acqua ma pure di animali per la nostra alimentazione importati in Italia. Non sappiamo se la Lega intenda organizzare contro i pappagalli, questi uccelli “stranieri”, ronde di cacciatori, non riconoscendo loro lo ius soli, cioè il diritto di cittadinanza ai parrocchetti nati in Italia.
Piuttosto potrebbe condurre una guerra, questa sì santa, contro il “Punteruolo rosso”, il terribile coleottero arrivato qui dall’Estremo Oriente, che sta distruggendo tutte le palme dei nostri giardini.

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 9 – Aprile 2013

(C.B.)

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