Al teatro Palladium un omaggio alla Garbatella

Con Francesca Romana Stabile e Claudio D’Aguanno

Non poteva che essere dedicata alla Garbatella e ai suoi cittadini, l’ultima iniziativa della stagione prima della chiusura estiva andata in scena giovedì scorso al Palladium. 
“Staging Garbatella. Storie di un’utopia condivisa”– questo il nome dell’evento – è stato promosso dalla Fondazione Roma Tre Teatro Palladium in collaborazione con il DAMS e il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, con ATER Roma e con il Municipio VIII di Roma Capitale.
La manifestazione si sarebbe dovuta tenere al Lotto 12, adiacente al teatro e tra i più caratteristici del quartiere, ma le norme anti-Covid hanno suggerito un incontro più ristretto, con rigorosi controlli all’ingresso. 

L’appuntamento è stata un’occasione per raccontare alcune delle iniziative svolte sul territorio dal Laboratorio didattico Garbatella 20/20, curato dalle docenti Francesca Romana Stabile e Paola Porretta, a cui hanno partecipato più di 100 studenti del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre in occasione del centenario del quartiere.

Suggestive le musiche proposte dalla mezzosoprano Hera Guglielmo accompagnata al pianoforte da Doriana Masucci che hanno strappato l’applauso dopo aver eseguito tra l’altro “Moon River” di Henry Mancini (tratto dalla colonna sonora del film Colazione da Tiffany) e “Core ‘ngrato” di Riccardo Cordiferro e Salvatore Cardillo.

L’inizio della serata ha visto alcune immagini tratte dall’Istituto Luce, con i bambini dell’Asiletto di Piazza Longobardi e nientemeno con alcuni scorci della visita alla Garbatella del Mahatma Gandhi, accompagnate da “Ombra mai fu” tratta dall’opera Serse di G.F. Hendel. 
Era il 13 dicembre del 1931 quando il filosofo e politico indiano si recò agli Alberghi dei poveri e alla Maternità dell’Onmi.
Probabilmente la visita di Gandhi alla Garbatella – benché sembrasse un’improvvisata – è stata preparata visto che quel giorno erano presenti i vertici dell’Istituto Case Popolari e dell’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia. Le immagini in bianco e nero ci hanno regalato anche alcuni momenti della cosiddetta befana fascista, ripresi sempre dal Luce, a Torpignattara dove un grottesco Storace, con tanto di divisa e fez, faceva bella mostra di sé in una delle manifestazioni più tragicomiche e paternalistiche di cui il Regime si serviva. Due quartieri molto differenti e distanti tra loro, come ha spiegato Claudio D’Aguanno, ma entrambi con un’anima popolare ben radicata, sui quali il fascismo cercò di investire a cominciare dal cambio del nome (cosa che per fortuna non avvenne). 

I racconti di D’Aguanno, dalle voci di Chiara Ferlito e Luca Guido, hanno attraversato gli anni del fascismo narrandoci le vicende di due illustri sportivi, quelle del ciclista Marcello Spadolini e del pugile di Tormarancia Alvaro Nuvoloni. 
Nato nel 1915, cresciuto alla Garbatella, Spadolini inizia a correre con la bicicletta a sedici anni con gli allievi della A.S.Roma, sulle orme dei fratelli Mario e Raffaele; poi è due volte Campione d’Italia tra dilettanti (1936 e 1937). Da Indipendente partecipa al Giro d’Italia del 1940 con il Dopolavoro Mater. Nel 1941 il grande salto con l’approdo alla S.S.Lazio con la qualevince la Coppa Parisi, la Coppa Ministero dell’Aeronautica e la Coppa Ilari. L’anno seguente corre poco assicurandosi il Circuito Rivoluzione a Bari in novembre. Dopo il biennio 1943 – 1944 quando Roma è sotto il giogo dei nazisti che vietano la circolazione alle biciclette, torna in sella alla Liberazione. Il 1945 vede l’arrivo alla Lazio dei fratelli Serse e Fausto Coppi. Spadolini vince a Sezze e si assicura il successo al Giro dei Due Golfi a Napoli il 12 agosto. Nel 1946 vince il Gran Premio Apertura di Napoli prima di ritentare l’avventura al Giro d’Italia dove corre con il Centro Sportivo Italiano. Alla fine giunge un onorevole trentesimo posto in classifica generale. Nei due anni successivi continua con la Lazio vincendo tra le varie corse la Coppa Pugliesi, la Coppa Fulgo e il Gran Premio di Tarquinia. E’ grande protagonista nel 1948 dove sempre con la maglia biancoceleste finirà al secondo posto al Giro di Sicilia.
Alvaro Nuvoloni da Shangai si trasferisce presto al cosiddetto Albergo Bianco, nel Lotto 11 di Piazza Biffi. Un’infanzia difficile la sua caratterizzata da fame da espedienti per sopravvivere. Da adolescente fa l’ingresso nella palestra L’Indomita di via Merulana.

Dopo alcuni incontri dilettantistici, l’esordio da professionista di Nuvoloni arriva nell’aprile del 1944 a Milano dove l’incontro contro un altro esordiente, il futuro campione d’Italia dei piuma Nazzareno Giannelli, finirà ai punti.

Soprannominato affettuosamente dai romani Chivecchia, Nuvoloni è piccolo di statura e pesa 53 kg, rientrando quindi nella categoria dei Pesi Gallo. Dotato di grande coraggioha una tecnica approssimativa, a poco più di un anno dalla Liberazione, nel settembre del 1946, “Chivecchia” torna sul ring per battersi contro un altro idolo capitolino, Alvaro Cerasani sconfiggendolo ai punti; un anno dopo a Como è sconfitto dall’ex campione d’Europa e d’Italia Gino Bondavalli. 

Dopo una serie di incontri che lo vedranno via via perfezionare la sua tecnica, Nuvoloni si laureerà Campione Italiano a Verona sconfiggendo ai punti il campione dei Gallo Amleto Falcinelli. Era il 4 ottobre del 1950.Il Presidente Amedeo Ciaccheri ha portato sul palco un breve saluto a nome di tutto il Municipio, ribandendo quanto i cittadini non si siano ancora stancati di festeggiare il centenario della Garbatella.

Di Stefano Baiocchi

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail