Ventotene scoglio d’Europa, presentato il saggio di Cristiana Pumpo

Uno scoglio perso nel Mediterraneo e allo stesso tempo pietra di fondazione dell’Unione Europea: agli occhi di Cristiana Pumpo, autrice del saggio “Ventotene”, l’omonima isola racchiude una storia millenaria ancora in grado di parlare al presente. La presentazione del libro è avvenuta martedì scorso 16 aprile nella cornice della Biblioteca Arcipelago, con interventi di Cristiana Pumpo, Monica Rossi e Alessandra Aluigi del Municipio VIII e Grazia Labate, presidente dell’associazione culturale 7+1 Ottavo colle.

“Tanti diritti cominciano a essere messi in discussione non solo dalle politiche nazionali ma anche tra le persone, nella vita di tutti i giorni” ha esordito l’assessora alle Politiche Sociali Aluigi. “Assistiamo quotidianamente a episodi di intolleranza o anche semplicemente di fastidio. La mia impressione è che abbiamo perso l’orizzonte: perché siamo così spaventati dalla diversità?” ha proseguito. “Oggi più che mai è importante ricordare l’esperienza di Ventotene.”

Una storia millenaria che parla al presente

Ventotene non è né la più grande né la più visitata tra le Pontine. Ma sono proprio la posizione appartata e le piccole dimensioni che ne hanno segnato la storia millenaria. Eletta come luogo di segregazione fin dall’età imperiale, l’isola ospitò il soggiorno forzato di Giulia, Agrippina, Ottavia e Flavia Domitilla, donne vicine alla famiglia regnante e scomode a causa del comportamento immorale o dell’eccessivo interessamento alle questioni politiche. I resti archeologici testimoniano ancora il loro passaggio sull’isola: basta pensare a Punta Eolo, dove sorgeva la villa di Giulia, figlia di Augusto.

Continuamente battuta dai venti, Ventotene ha un aspetto arido che certo non spinge all’ottimismo. “Semplice e ritrosa” la descrive Cristiana Pumpo, che nel corso della presentazione ha ribadito che anche il paesaggio, in casi come questo, serviva a scoraggiare i prigionieri. Dopotutto se le parole “isola” e “isolamento” hanno la stessa radice, un motivo ci sarà. E l’idea di usare le Pontine come carcere naturale non fu solo degli antichi. A partire dal 1930, infatti, Ventotene divenne per tredici anni luogo di confino, proprio a due passi dall’isola di Santo Stefano, sede di un carcere borbonico di massima sicurezza riutilizzato dal regime fascista per la reclusione di criminali comuni ma anche di dissidenti politici. Su queste due isole, separate da uno stretto braccio di mare, passarono prima i protagonisti del Risorgimento e poi quelli della Resistenza, due momenti topici della storia del nostro paese. Da Settembrini a Pertini, tra gli altri, finirono reclusi sulle Pontine Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, che nel ’41 stesero il celebre Manifesto di Ventotene, testo federalista alla base dell’odierna Unione Europea. Grazie alla collaborazione di Ada Rossi e Ursula Hirschmann, le loro pagine raggiunsero il continente e vennero divulgare negli ambienti antifascisti, dando vita a quella che allora era un’utopia ma che adesso è diventata storia.

libro Ventotene presentato 16 aprile 2024
Il carcere di Santo Stefano in due acquerelli di Cristiana Pumpo

libro Ventotene presentato 16 aprile 2024

“L’isola di Ventotene trasmette fascino e rispetto allo stesso tempo” ha detto l’autrice Cristiana Pumpo nel corso della presentazione. “Io, personalmente, sono nata in un periodo di pace e di benessere pressoché assoluti, ma non dobbiamo dare nulla per scontato. I diritti di cui oggi godiamo sono frutto di conquiste faticose.”

Ventotene oggi

Ma Ventotene non è solo la sua storia di reclusione, è anche un’isola gioiosa in cui sopravvivono i valori di comunità. A quest’immagine solare sono dedicate le ultime pagine del saggio, che descrivono la festa di Santa Candida, la patrona celebrata il 20 settembre. Se l’isola d’estate viene presa d’assalto dai turisti e d’inverno si spopola, il 20 settembre si riempie dell’entusiasmo dei suoi abitanti, che seguendo metodi antichi e tramandati di padre in figlio costruiscono decine di mongolfiere di carta velina che simboleggiano la pace. Dal 2011 la festa di Santa Candida è Patrimonio d’Italia per la tradizione.

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