Trent’anni di esperienza con gli anziani e le loro famiglie, trent’anni al servizio delle persone più fragili, trent’anni di storie di donne e uomini raccolte nel libro “La Memoria Negata” di Catia Liburdi, edito da Franco Angeli. E’ la testimonianza di un grande lavoro di cura, che ostinatamente cerca di riempire gli spazi vuoti che giorno dopo giorno si fanno sempre più grandi a causa dell’Alzheimer.
Questo morbo fu scoperto nel 1906 daAlois Alzheimer, psichiatra e neurologo tedesco, attraverso l’autopsia di Augusta Deter, una giovane donna di cinquantacinque anni. Nei pazienti affetti da questa malattia si formano, all’esterno del neurone, le tipiche placche dovute al deposito di una sostanza chiamata beta amiloide. All’interno, invece, si creano dei grovigli neurofibrillari ed il neurone perde così la capacità di trasmettere impulsi nervosi.
Catia Liburdi, psicologa e assistente domiciliare agli anziani nei Municipi Roma VIII e IX, ripercorre nel suo libro un viaggio insieme ai più deboli parlando della loro solitudine, un silenzio assordante, solcato dalla perdita graduale della memoria e della perdita dei ricordi più cari, fino ad arrivare a non riconoscere più i propri figli.

Il cuore pulsante del libro è il lavoro di cura,che si affianca a quella farmacologica, la rafforza, la integra e ne esalta i benefici. Durante la lettura ci accorgiamo che chi riceve le cure è quasi sempre poco sereno e vive un senso d’impotenza. La cura diventa quindi seguire il passo lento dell’anziano senza imporre una strada, sostenere l’andatura incerta, evitare i pericoli, far sentire la presenza discreta; è impegno condiviso,che mira a mantenere l’equilibrio tra corpo e mente in un processo di serena accettazione della vecchiaia.
“Il lavoro di operatori sociali domiciliari ci porta ad agire in punta di piedi.Un approccio delicato con l’anziano che parte dalla consapevolezza dell’ascolto attivo, dalla comprensione dei bisogni concreti e imminenti del soggetto, senza dimenticare le storie di vita e i vissuti delle persone che fino allora sono stati efficaci per il benessere della persona malata” ci spiega l’autrice Catia Liburdi “Assistere l’anziano a domicilio è la risposta migliore per mantenere intatte le autonomie conservate. La casa è il luogo degli affetti, è protezione dal freddo, dallo stress, dal mondo frenetico immerso in un vortice di relazioni fluide che non lasciano il tempo di sedimentarsi. La casa piena di foto, il suo arredamento, ci parla delle persone che la vivono, del loro passato, del loro presente e anche nei casi di disagio sociale rimane il luogo per elezione più efficace alla cura”. Prosegue Liburdi “Il fine ultimo dell’assistenza domiciliare è quello di evitare l’Istituzionalizzazione, intendendo non solo il ricovero presso strutture residenziali, ma anche relazioni negative reciproche in via di cristallizzazione tra paziente-operatore in ogni luogo dove esse avvengono, che non donano benessere ma riducono la visione del paziente alla sua patologia”. Conclude “Un approccio circolare e non lineare dove il caregiver ha un ruolo attivo, capace di maneggiare le emozioni. La formazione dell’operatore è fondamentale e deve mirare non solo alla conoscenza di tecniche di assistenza, ma alla capacità di essere nella relazione, senza identificarsi, mettendosi nei panni dell’altro, imparare a essere empatici ristrutturando la propria personalità”.
Nelle ultime pagine del libro è presente anche un glossario, un piccolo manuale pratico dove poter trovare oltre al significato di alcune parole di uso comune di chi vive con anziani fragili, anche consigli sempliciper chi si trova per la prima volta a dover assistere una persona affetta da demenza. Le buone pratiche sono frutto di un lavoro continuo con gli anziani assistiti in casa e presso il centro di socializzazione ed il libro vuole essere anche uno strumento pratico per chi si trova a dover accudire persone con deterioramento cognitivo, al suo interno è inoltre possibile trovare proposte a tutela dei caregiver e soluzioni pratiche per la vita quotidiana per i malati e per chi li assiste.
Di Giuliano MAROTTA





