Tregua per gli occupanti del Caravaggio

TOR MARANCIA: NELL’INCERTEZZA I 380 SENZA CASA

di Giuliano MAROTTA

Sembra rimandato a data da destinarsi lo sgombero degli ex uffici di viale del Caravaggio 105. Fino a qualche settimana fa l’occupazione era in cima alla classifica della “circolare Salvini”, rilasciata ad inizio estate dalla Prefettura di Roma, che prevedeva lo sgombero di 22 realtà romane tra spazi sociali e occupazioni abitative, senza offrire valide alternative per chi resta per strada. La tenacia degli occupanti di Caravaggio, che resistono nella proprietà Armellini da aprile 2013, grazie anche alla solidarietà del quartiere e forse al nuovo clima politico nazionale, hanno ottenuto al momento una sospensione dello sgombero.

Ora l’aria che si respira è quella dell’incertezza, una condizione che non rende facile la vita già sventurata dei 380 occupanti (di cui 80 minori), molti dei quali disoccupati o con un passato difficile alle spalle. Con la precarietà del lavoro oggi chi può permettersi l’acquisto di una casa? O di pagare un affitto?

Basta scorrere i siti internet degli annunci immobiliari, per rendersi conto delle cifre che vengono richieste a Tor Marancia e dintorni. Difficile per una famiglia comprare un bilocale a meno di 230 mila euro e ancora più difficile trovare l’anticipo e le garanzie per la banca. Un affitto di un modesto appartamento non si trova a meno di 700 euro al mese, mentre il prezzo di un posto letto in una stanza condivisa si aggira intorno ai 300 euro mensili. A ciò bisogna aggiungere le bollette, la caparra e gli anticipi dovuti. Come ai tempi della borgata Shangai, la baraccopoli costruita dal fascismo a TorMarancia, la città esclude i precari e i più poveri, costretti ad emigrare o a spostarsi in periferia, lontano dai servizi, da legami costruiti nel tempo e, nel caso di minori, anche dalla scuola frequentata fino all’anno precedente. Solo che il centro avanza e mangia le periferie che fino a ieri disprezzava.

A Roma si contano almeno 200 mila persone senza casa, dato purtroppo destinato a crescere, e si calcolano un ugual numero di appartamenti sfitti, oltre migliaia di strutture abbandonate e per le quali i costruttori non sono tenuti a pagare nessuna imposta. È tempo di avviare un processo di rigenerazione urbana, di una pianificazione per la costruzione di case popolari e di stemperare il clima di conflitto sociale venutosi a creare. Senza ulteriori tentennamenti, è compito della politica porre rimedio a questa annosa questione. Questi e altri saranno i temi in discussione il 14 settembre all’assemblea nazionale pubblica dei movimenti per la casa, che si svolgerà proprio nell’occupazione di Caravaggio.

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